Sunday 16 September 2012

Per un pugno di libri - o come mi organizzo (male) il weekend

L'adorato consorte uccel di bosco nella terra dei cedri, mi tocca passare il weekend con le bambine in completa solitudine. Vada per i giorni infrasettimanali, trascorsi senza grandi problemi, occupate con l'eccitazione da primi giorni di scuola, le visite post-scuola alle amichette di turno, l'approvvigionamento del materiale scolastico mancante, l'approvvigionamento alimentare oltre a varie ed eventuali. Ma il fine settimana, in cui tutti i conoscenti sono impegnati in attività che vanno dalla gita fuori porta a impegni familiari di vario genere, è per noi, in assenza di papi e di mezzo di locomozione, abbastanza problematico.
Per prevenire l'odiosissima frase ma-cosa-facciamo-io-mi-annoio mi sorge la felice (?) idea di portare le bimbe in bliblioteca, così da rinnovare la mia tessera ormai scaduta e fare scorta di libri nuovi.
Intoppo numero 1: prima di uscire di casa (ormai ben dopo le 10.30) mi viene in mente di controllare su internet l'orario di apertura della biblio (visto che è sabato e non si sa mai) e vengo a sapere, con mio grande sgomento, che la biblio più vicina a casa nostra (comunque più facile e veloce da raggiungere con i mezzi) è chiusa per lavori, apertura prevista per settembre. Per non rischiare di trovarmela ancora chiusa cerco di elaborare un piano B (ho poi scoperto di aver ragione a dubitare, visto che l'apertura settembrina è stata spostata prima a ottobre, poi a novembre con riserva).
Perchè non andare alla Casa dei Bimbi, altra biblioteca che, stando a quanto letto sul sito dell'atac, disterebbe solo km 5,5 da casa nostra? Ma sììììì! Armate di passeggino e buone intenzioni usciamo di casa. Riusciamo a percorrere i 350 m che ci separano dalla fermata in 20-25 minuti, tra discussioni con A. che si rifiuta di salire sul passeggino, cammino a passo di lumaca e gambero alternato, pianti, urli e strepiti (terrible two all'ennesima potenza). A pochi metri dalla fermata vediamo il nostro autobus passarci davanti, ma fiduciose che a breve ne passerà un altro ci sediamo. Aspettiamo 40 minuti il bus successivo mangiando grissini e caramelle salvatimpani tra le chiacchiere di una signora attaccabottone che, tra le altre cose, si sente in dovere di sgridarmi perchè "le bambine sono vestite troppo leggere: sì, sarà anche vero che oggi ci sono 28 gradi, ma ieri pioveva a dirotto e faceva fresco, non avrebbe dovuto allegerirle così in fretta, guardi che è così che si prendono i malanni, basta un colpo d'aria e se le ritrova tutt'e due a letto con la febbre, almeno un giacchino poteva portarglielo no?". (No comment).
Quando avevamo ormai deciso di tornare a casa arriva il nostro bus, che a ogni fermata accoglie gente infuriata per il ritardo. Dopo 11 fermate arriviamo alla nostra e dopo ancora 500 metri a piedi (fortunatamente senza capricci degni di nota) arriviamo a destinazione, giusto mezz'ora prima che la biblioteca chiudesse. Rinnoviamo le tessere, sfogliamo qualche libro e alla fine scegliamo quelli da portare a casa, poco prima di esser quasi buttate a calci fuori dalla biblio.
Trascorriamo un po' di tempo a giocare nel parco giochi davanti alla biblio sotto il sole che picchia (è l'una) fino a che non invito le bimbe a deambulare per raggiungere di nuovo la femata. Ma, come si suol dire, a volte ritornano: i temibili capricci.
Dopo aver avuto a che fare con una bambina riottosa, urlante e divincolante per tutto il percorso a fino alla fermata ci ritroviamo a dover aspettare altri 20 min. (che in realtà sembravano 120 considerato il sole da stordimento che ci siamo sorbito visto che la fermata non aveva pensilina ed era l'una e mezza). La signora che aspettava alla fermata quando siamo arrivate noi ci ha informate che la sua attesa ammontava a quasi 30 minuti, che, sommati ai 20 minuti successivi danno - se la matematica non è un'opinione - un totale di 50 minuti sotto il sole. In confronto alla signora potevamo considerarci fortunate, a maggior ragione perchè, non so se stordita dal sole o stanca per la stanchezza accumulata durante il "viaggio della speranza" verso la biblioteca, la piccola, con mio grande sollievo, si è addormentata sul passeggino rendendoci, nonostante tutto, molto più agevole il ritorno a casa, che abbiamo finalizzato alle 2.20.

Da questa vicenda ho imparato alcune cose:
1. Mai uscire con A. se la destinazione non è "walking distance".
2. Meglio 1000 ma-cosa-facciamo-io-mi-annoio che 100 ma-quando-arriva-l'autobus.
3. Mai prendere i mezzi a Roma prole al seguito se non è strettamente necessario.
4. Anche l'amore per la cultura ha i suoi limiti.
5. I terrible two esistono, non sono un'opinione, sono tra noi. Combatterli sarà dura, ma non mi avranno.


1 comment:

  1. Non so come tu faccia, una volta vissuta a Londra, ad abituarti al nostra sistema di trasporto. Lodevole iniziativa comunque, hai tutto il mio appoggio!

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