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Monday, 11 October 2010

Flusso di coscienza

Penso e ripenso che sono stanca. Stanca di sentirmi fare le stesse domande "quanto manca? ma così poco? non si direbbe.. la pancia è ancora piccola.. quanti chili hai preso? quando dovresti partorire? e perchè il cesareo? e anch'io/mia sorella/mia cugina/mia zia/una mia parente/mia amica/mia conoscente/la cugina della madre del datore di lavoro di mio marito abbiamo avuto gli stessi problemi.. e che cos'è, maschio o femmina? meglio così.. doveva essere così.. e dove partorisci? e quando esattamente? no, voglio dire in che giorno.."
E tutti a toccarmi la pancia senza chiedere neanche (tanto a che pro? non avrei il coraggio di dire che mi da fastidio, l'ho fatto una volta e la persona a cui l'ho detto si è quasi offesa), e chi chiede non ha bisogno di aspettare la mia risposta, tanto che c'è sempre qualcuno che mi precede: "ma certo che si può toccare, si deve! porta fortuna!" (a chi porterebbe fortuna? a me? alla bambina? alla persona che tocca?), e checavoli: io alla fortuna non ci credo, e questo toccachetiritocco mi fa venir voglia di uscire di casa con una corazza da testuggine, perchè - sarò eccessivamente pudica, ma come sono sono affari miei - quando mi si tocca la pancia è come se mi si toccasse una parte intima di me..
E penso che vorrei non dover ripetere le cose cento volte, e invece di rispondere a monosillabi come mi verrebbe da fare, invece di sviare il discorso verso un altro argomento, mi ritrovo a parlare sempre e solo di questo, e mi scappa che accidenti ho di nuovo le transaminasi alte e sabato sono stata al PS ostetrico, e ho rischiato di essere ricoverata, e meno male che mi hanno ripetuto gli esami e si sono un po' abbassate, e mi hanno dato una terapia da seguire a casa, e che lo so che ormai prima partorisco e meglio è, ma io non voglio partorire prima, non amo anticipare le cose, e non voglio "togliermi il pensiero" adesso (che "il pensiero" semmai me lo metto) e non saprei a chi affidare H., perchè i miei non sono ancora qui, e non mi sento di affidarla a nessuna della decine di (insospettate) persone che si sono offerte di occuparsi di lei, perchè non si tratterebbe solo di un paio d'ore..
"E H. come l'ha presa? E' gelosa? Non ancora?" E lei che (evidentemente stufa anche lei) alla 30a volta in cui le viene rivolta la domanda: sorellina o fratellino? si rifiuta di rispondere, mi abbraccia e seppellisce il viso sui miei fianchi, e nuovamente incitata a rispondere, dice fra i denti "srln", con me che traduco subito dopo: "sorellina", e so che vorrebbe alzare gli occhi al cielo quando riceve come originalissimo commento l'ennesimo: "così vi fate compagnia", ma invece li abbassa, fa la timida, ma io capisco che è semplicemente stufa..
E al tempo stesso non vorrei sembrare irriconoscente, non vorrei che la gente si offendesse, che dovrei essere contenta che ci si interessi a me, capisco che sia tratta di un argomento obbligato, che il pancione evidente, ingombrante esclude qualsiasi altro tema, ma la mia vita è fatta anche di altro. Vorrei parlare anche di altre cose -chessò - del libro che sto leggendo, del film che mi piacerebbe andare a vedere al cinema (anche se al cinema non ci metto piede da secoli e magari non ci metterò piede per altrettanti secoli) e come va con H., come si trova in prima, e hai presentato il modulo isee, e il lavoro come va, hai sperimentato nuovi piatti di cucina, hai visitato il nuovo negozio che hanno aperto, hai cucito qualcosa, ho letto il tuo blog.. E vorrei che qualcuno mi raccontasse delle cose, invece di chiedere a me come va col pancione, non accontentarsi della risposta "bene" e finendo per girare e rigirare sempre sullo stesso argomento. Vorrei ascoltare e nessuno mi parla di cose meravigliose..
E niente.. così.. è che mi sento un po' stufa.. un po' stressata.. un po' preoccupata, anche se a vedermi non si direbbe.. e il mio adorato consorte (sostegno nelle tribolazioni) sta lavorando 52 ore al giorno, sabato e domenica compresi, e mi manca, ma non vorrei dirglielo perchè se ne dispiacerebbe e so che non dipende da lui e ne sta passando davvero di tutti i colori. Che è la legge di Murphy.. "tutto va male contemporaneamente". Ma pazienza, che si può fare.. Passerà.. E' solo un periodo un po' così.. E' che sono stressata.. Non dormo abbastanza, l'insonnia ormai la fa da padrone. E lo so che se non dormo adesso, figuriamoci poi. Ma non riesco.
E ho le gambe e i piedi gonfi come tronchi d'albero. E non riesco a indossare nessuna delle decine di paia di scarpe che posseggo.. E ieri ho incontrato un gruppo di donne in tiro (come tutte le libanesi sanno essere), tutte griffatissime e dotate di tacco 12 e mi son beccata il commento del marito libanese di un'italiana, che ha detto rivolto a entrambe: "Si vede che siete italiane. Siete le uniche ad essere vestite semplicemente.. quasi in modo trascurato" (e già paragonata a lei io sembravo una stracciona).
E stanotte ha fatto un vento terribile ed era tutto un rumore di porte che sbattevano e sferzate da paura e checaspitacisimetteancheiltempo
...

Scusate lo sfogo. Per un attimo ho creduto di essere Molly Bloom...

Adesso: silenzio stampa.
E per superare lo stress, penso che mi dedicherò all'unica terapia veramente efficace in questi casi: una mattinata di shopping sfrenato (non di abiti pré-maman, ovviamente..).

Monday, 4 October 2010

Pregnancy & gravidanza

Quando ho annunciato di essere incinta mi è stato detto da più parti che "questa volta sarebbe stato più facile, se non addirittura una passeggiata". La frase, più che alla gravidanza in sè, (comunque imprevedibile e non classificabile, difatti i consigli di solito lasciano il tempo che trovano perchè ogni gravidanza è differente), penso si riferisca al fatto che di solito quando si affronta una esperienza per la seconda volta si è logicamente più esperti, più sgamati e, anche nel caso in cui si debbano affrontare piccoli problemi di percorso, l'atteggiamento è un po' più rilassato perchè si parte da un discreto knowhow.

In realtà, con questa mia seconda esperienza di maternità mi sono sentita paradossalmente molto più sprovveduta che con la prima. E attribuisco questa sensazione soprattutto al fatto che quando ho avuto la mia primogenita vivevo in un altro Paese, in cui la gravidanza viene gestita in modo totalmente diverso ed ero più giovane di 6 anni (che non sono pochi).

A Londra mi sono stati fatti solo gli esami di routine (tra cui solo due ecografie), esami di cui non ho mai avuto i referti (a parte le eco) neanche dopo aver partorito.
La persona che mi ha seguito durante tutta la gravidanza era l'ostetrica, che riferiva al medico solo in caso di particolari problemi (e non ho mai ritenuto necessario affidarmi a un ginecologo privato). Durante le visite mi venivano poste molte domande sulla mia percezione della gravidanza, come mi sentivo, se sentivo muovere il bebè, se avevo particolari disturbi, etc, e solo una breve porzione della seduta veniva lasciata al commento delle analisi, che in genere erano trattate sbrigativamente: "tutto procede bene, deve solo assumere tale integratore..".
Tutti i test e le visite (a parte le ecografie) erano svolti nella stessa clinica a due passi da casa, da loro prenotati e realizzati in forma assolutamente gratuita.
Nel momento in cui si è presentato un problema serio (colestasi ostetrica), a tre settimane dal parto, ho notato la tempestività dell'intervento. I monitoraggi, il ricovero, l'induzione, il cesareo d'urgenza: tutto si è svolto in modo rapido, puntuale ed efficace. Quindi se spesso, durante la gravidanza, mi è capitato di pensare che la questa fosse gestita in modo più indolente in GB (soprattutto quando mi confrontavo con chi affrontava lo stesso iter in Italia), poi mi sono ricreduta perchè ho notato che quando è stato necessario intervenire con prontezza, lo si è fatto in modo efficiente e impeccabile.

Qui in Italia ho inizialmente scelto di affidarmi a un'ospedale convenzionato pensando che sarei stata seguita dalla stessa persona durante tutto il corso della gravidanza. Invece mi sono ritrovata a dover sostenere delle visite ognuna con un ginecologo diverso, a dover ripetere la mia storia a ognuno a dover ascoltare pareri spesso contrastanti a dover fare una lista infinita di analisi ed esami in strutture diverse, dover attendere ore al telefono per poter prenotare le eco e particolari analisi in giro per Roma per poi finire spesso per farle privatamente (e a costo elevato) "perchè non c'era posto".
Gli esami e le analisi sono risultati essere il triplo di quelle che ricordo di aver fatto a Londra. Non so se l'eccessiva medicalizzazione sia dovuta alla mia età più avanzata o al modo in cui la gravidanza viene gestita nei due Paesi, ma ad ogni modo penso l'eccessiva scrupolosità sia positiva solo fino a un certo punto e sia adatta solo ad alcune future mamme. Io appartengo a quella categoria di persone che non amano molto l'ambiente medico (pur avendo un papà dottore) e che, non sentendosi affatto rassicurata dalla scrupolosità capillare, preferirebbero farsi torturare pur di non essere sottoposte all'ansia e allo stress generati dall'esito di esami e analisi cliniche. Alla fine, come sostiene il mio adorato consorte, più analisi fai più problemi si presenteranno che faranno ricorrere ad altre analisi, esami, visite specialistiche, farmaci, in un infinito circolo vizioso.
E in effetti, per me finora è andata esattamente così: dagli innumerevoli esami cui sono stata sottoposta risultava che ero passibile di una serie di patologie che probabilmente avevo anche durante la prima gravidanza ma che, non essendone a conoscenza, non mi preoccupavano perchè le persone che mi seguivano non vi davano peso.
Ecco, ci sono casi in cui, a volte, è preferibile rimanere nell'ignoranza.
Nonostante i medici italiano appaiano più precisi e accurati, nonostante vogliano andare a fondo nella questione non lasciando fondo a dubbi, così facendo danno l'impressione di prediligere l'aspetto clinico a quello umano, e creano un clima di ansia spesso ingiustificata (nel mio caso di problemi epatologici e diabetologici che sono stati invece esclusi dagli specialisti che mi hanno visitato).

Ecco, non penso affatto che questa "seconda volta" sia stato tutto più facile, al contrario ho come la sensazione di dover partorire per la prima volta e che il clima che ha caratterizzato questa gravidanza sia stato un po' più ansiogeno del dovuto.
Tempo fa ne parlavo con un'amica, che, riportandomi la sua esperienza di negligenza che le stava costando la pelle, mi ha detto con fermezza: "Meglio scrupolosi che superficiali".
Tuttavia mi chiedo se non sia possibile trovare una via di mezzo che renda i nove mesi un po' più tranquilli e sereni.

Un articolo interessante sul "sistema" inglese e quello italiano:
Mamma mia! Why Italy is best for births (versione inglese)

Friday, 1 October 2010

Any comments?

Nelle ultime settimane il numero di persone che fa commenti sulla mia pancia sta crescendo in modo esponenziale, dando origine a conversazioni quasi surreali.

"Femmina? Strano, avrei detto un maschio.. Mia sorella ha avuto due maschi ed è cambiata molto fisicamente, cosa che mi sembra sia successa anche a lei, la trovo così cambiata in viso.."
Avrei dovuto confessarle dei due lifting che ho fatto ultimamente!?

"Ma sei sicura che è una femmina? A giudicare dalla forma della pancia dovresse essere un maschio. Io ho un maschio e una femmina e quando ero incinta del maschio avevo una pancia esattamente uguale alla tua nelle dimensioni, e completamente diversa da quella che avevo con la femmina".
Peccato non aver pensato a misurare la circonferenza della mia pancia quando ero incinta di H., magari avrei avuto una prova più scientifica del sesso della seconda.

"Mamma per la seconda volta?". "Eh, sì.." "Che coraggio!!"
Non so perchè, ma il fatto che questo commento me l'abbia fatto un uomo mi lascia particolarmente perplessa..

"E' un maschio, vero?" "No, una femmina". "Delusa?" "No, affatto." "Beh, pensavo volessi fare la coppietta.."
La coppietta? Un fratello e una sorella possono essere considerati una coppietta? No, thanks.. Formiamo una bella coppietta già io e mio marito..

"Bene che sia un'altra femmina. Così si faranno compagnia/giocheranno insieme/saranno amiche".
Questa frase mi è stata ripetuta nelle sue varianti almeno trenta volte negli ultimi due mesi. Che niente niente porterà una sfiga tremenda e queste due si odieranno a morte??

"Bene che sia una femmina. Perchè noi femmine.. semo le mejo".
Oh, questa sì che è una bella risposta! Finalmente!

Ricordo che quando, a Londra, annunciavo di aspettare una femmina, ricevevo un'unica epigrammatica reazione:
"Is it a girl? Oh, lovely!"
Oh, l'aplomb inglese!

Friday, 24 September 2010

Jet lag

Mi chiedo: si può soffrire di jet lag pur non avendo preso nessun volo intercontinentale?

Sapevo di soffrire di insonnia ma evidentemente il problema si sta cronicizzando a vista d'occhio.
Di solito mi sveglio a un orario variabile tra le 4 e le 6.30 del mattino. Oggi ho pensato di strafare e alzarmi alle 2.10. Ovviamente nell'oscurità non avevo idea che fosse così presto, quindi dopo aver terminato il libro che stavo leggendo sono tornata a letto: erano le 3.30. Dopo mezz'ora di vani tentativi mi sono nuovamente alzata. Ormai le 4.00.
Non è un orario malvagio per cominciare la giornata, ci sono tante categorie di persone che si svegliano a quest'ora per andare al lavoro (peccato che io non ne abbia alcuna necessità..).

Da qualche tempo a questa parte le mie notti si svolgono secondo questo stesso schema.
E' normale che quanto prima mi sveglio tanto prima ho il desiderio di andare a letto per recuperare, quindi mi capita di mettermi a letto già alle 21 (o prima), un libro in mano di cui riesco a leggere poche pagine prima di cadere irrimediabilmente tra le braccia di morfeo. A volte la lettura (o la conversazione con mia figlia che non vuol dormire) si prolunga fino all'arrivo di mio marito, che, vittima dei soliti e prevedibili imprevisti sul lavoro torna a casa negli orari più disparati (in genere tra le 21 e l'una).
Dopo qualche ora di sonno ininterrotto, ecco arrivare l'interruzione, che mi obbliga ad alzarmi dal letto, visto che ogni tentativo di riprendere sonno è puntualemente vano.
Da un lato mi piace alzarmi presto, quando il resto della casa (e del vicinato) dorme (a parte la signora del piano di sopra, che di solito intorno alle 5 si trova nel pieno delle pulizie domestiche). Do un'occhiata ai miei blog preferiti, mi gusto una tisana o una tazza di latte in solitudine, leggo, penso.
E' durante la giornata, quando comincia a subentrare la stanchezza, che rimpiango di non aver dormito come si deve. Soprattutto perchè sono assolutamente incapace di recuperare nel pomeriggio: per me il dormire è un'attività notturna e continuativa (riaddormentarmi durante la notte è una missione quasi impossibile).

Prevedo notti movimentate (e giornate da zombie) nel prossimo futuro. Che Dio me la mandi buona!

Friday, 17 September 2010

Quando acquistare un elettrodomestico può avere risvolti drammatici

L'altro giorno mi reco in un negozio-bazar vicino casa, per informarmi sull'acquisto di un tostapane (informarmi - non comprare - perchè io appartengo a quella categoria di persone che prima di acquistare qualsiasi cosa prima deve fare il classico "giro di ricognizione").
Essendo il negozio alquanto caotico (giusto per voler usare un eufemismo), dopo parecchi giri a vuoto per le corsie decido finalmente di bloccare una commessa e chiedere dove si trovano i fantomatici tostapane.
- Sono qui, in fondo a questa corsia.
- Grazie (e mi avvio nella direzione indicatami).
- Mh, ma ci passa? (indicando il restringimento della corsia, che comunque lasciava un passaggio superiore a un metro..)
- Beh, penso di sì. Sono ingombrante, sì, ma non fino a questo punto..
- Mah, volevo solo esser sicura.. Col pancione che si ritrova... Che Dio la benedica!

Ora, ho notato che le piccole conversazioni con la popolazione romana che mi lasciano più perplessa sono quelle che terminano con un riferimento a Dio. Chissà perchè.
Questa conversazione, lo confesso, mi ha perplessa più che mai. Ero uscita di casa con la convinzione che, per il modo in cui mi ero vestita, non sembravo troppo grassa. Sono stata evidentemente smentita.
Devo dedurre che tutte le frasi di amici e conoscenti del tipo "Ma non sei ingrassata tanto.. Non l'avrei detto che manchi appena un mese e mezzo..") non siano altro che small talk..
Non so se il mantra che mi ripete mia figlia ogni giorno riuscirà ad essermi ancora di conforto:
"Mamma, non sei grassa, sei solo incinta!"

Saturday, 11 September 2010

Misoginia al femminile

Una condomina mi ferma mentre sto uscendo:
"Mi tolga una curiosità... lei è in attesa?"
"Eh, sì.."
"Sì, avevo notato la pancia già l'altro giorno, quando stava con la bambina.." (perspicace, la signora)
"Beh, ormai è più che evidente, sono al settimo mese."
"Maschio o femmina?"
"Femmina."
"Oh!" (con tono compassionevole) "Non se la prenda. Sono cose che non si possono prevedere. E poi, maschio, femmina... alla fine l'importante è che vada tutto bene."
"Sì, è vero. Ma comunque io sono particolarmente contenta che sia un'altra femmina.."
"Mh... Ah... così farà compagnia alla maggiore.. E beh... dopotutto, sono tutte creature di Dio".

Wednesday, 8 September 2010

A rebours

Adesso che sia avvicina la seconda volta, riaffiorano i ricordi della prima. Alcuni vividi alcuni un po' offuscati dal tempo e dalla mente che, dopo averli selezionati, li ha parzialmente rimossi e messi in un angolo.

Ricordo, a poche settimane dal parto, il prurito insopportabile e irrefrenabile, alla schiena le mani le gambe. Ricordo che era tale da non lasciarmi dormire e che inizialmente pensavo di avere le pulci nel letto (di conseguenza mi aveva preso un impulso irrefrenabile a cambiare e lavare le lenzuola tutti i giorni) e, visto che diventava sempre più forte, come faccio di solito quando c'è qualcosa che non mi spiego, di essere ricorsa ad internet per capire cosa mi stesse succedendo.
Ricordo di aver parlato della possibilità che si trattasse di colestasi ostetrica con l'ostetrica, e del fatto che lei mi rimandò al medico per gli esami del sangue.
Ricordo la telefonata della dottoressa che mi annunciava che avrei dovuto anticipare il parto, per induzione, e che avrei dovuto iniziare i monitoraggi da subito.
Ricordo la sottile angoscia che mi prese, cosa che mi succede sempre quando qualcosa di programmato salta e mi assale la sindrome del "credo di non essere pronta".
Ricordo la telefonata ai miei, per avvertirli che avrei dovuto anticipare di due settimane il loro volo per Londra.
Ricordo di aver storto le labbra quando mi annunciarono che avrei partorito il 2 Novembre.
Ricordo i monitoraggi, della donna che li faceva contemporaneamente a me: una signora poco più che quarantenne che aspettava due gemelli (ed era alla quarta gravidanza) e raccontava che anche la figlia maggiore era incinta e avrebbe partorito di lì a poco.
Ricordo la notte prima del ricovero, trascorsa quasi completamente insonne, come tutte le notti prima degli esami e delle prove importanti della mia vita.
Ricordo di essermi alzata presto al mattino e, ancora in pigiama, di essere entrata in cucina (la piccola ma deliziosa cucina dalle pareti verdi di Beckton) per far colazione, di aver allungato la mano sull'interruttore della luce, e di aver sentito la lampadina scoppiare letteralmente sopra la mia testa. Ricordo di aver chiamato mia madre e C. perchè mi aiutassero a togliere i vetri dai capelli.
Ricordo che non fu possibile ripristinare la corrente e che dovetti lavarmi e vestirmi alla poca luce che veniva dall'esterno.
Ricordo di aver preso la borsa dell'ospedale con la vaga sensazione di aver dimenticato qualcosa (sensazione onnipresente quando lascio la mia casa).
Ricordo di aver preso l'autobus per andare in ospedale (è una cosa che impressiona sempre, quando la dico, quella di esser andata a partorire in autobus..).
Ricordo l'ansia che mi ha assalito quando ho visto l'ospedale, immerso nell'atmosfera uggiosa di un novembre londinese.
Ricordo l'attesa infinita, l'ansia frammista alla noia e anche un po' la soddisfazione che il tempo stava passando e che il 2 Novembre stava per terminare.
Ricordo che era sera tardi quando mi annunciarono che si era finalmente liberato un posto in sala parto, e chiesi a mia madre di avvertire C. che nel frattempo era passato al lavoro.
Ricordo che quando mi ruppero le acque sulla barella, la inzuppai a tal punto che l'ostetrica, Joyce, mi disse che era la prima volta che le succedeva di vedere acque così abbondanti.
Ricordo di aver incontrato per qualche attimo il chirurgo originario dei Caraibi che era di guardia quella notte, che mi parlò anche qualche parola d'italiano visto che aveva studiato per un breve periodo in Italia.
Ricordo che nel passaggio da una camera all'altra persi la tessera sanitaria.
Del travaglio ho un ricordo vago: ricordo che durò più di otto ore e le contrazioni erano forti.
Ricordo che ero esausta, con un bisogno disperato di dormire, ma ogni volta che ci provavo, era una nuova scossa di terremoto.
Ricordo che mia madre e C. mi hanno accompagnata lungo tutto il travaglio. C. sostiene che quello sia stato il giorno più brutto della sua vita (che per uno che ha vissuto una guerra è tutto dire).
Ricordo di aver rimandato troppo a lungo la richiesta dell'epidurale, perchè pensavo di farcela da sola.
Ricordo il sollievo della puntura, e il sorriso dell'anestesista, per me altrettanto sollevante.
Ricordo la paura quando il monitor che segnava il battito di H. ha segnalato un calo, e l'aumento del mio livello di attenzione quando è tutto tornato nella normalità.
Ricordo il secondo crollo del battito, questa volta più consistente. C. che, allarmato, richiama l'ostetrica.
Ricordo la concitazione e la confusione: la sala parto subito affollata, l'anestesista che ritorna a controllare che fossi pronta (ma non sorride più), il chirurgo, l'ostetrica, un'infermiera.
Ricordo che mia madre è fu fatta uscire e C. fu vestito con camice sterili, cuffietta e mascherina. Ricordo di aver pensato (a posteriori) che peccato non aver potuto fargli una foto in quella tenuta.
Ricordo di esser stata trasportata in sala operatoria più o meno in un nanosecondo.
Ricordo C. che mi tiene la mano, mentre, oltre il telo che avevano messo per occultare la vista dell'operazione, tagliavano.
Ricordo di non aver provato dolore, solo una buffa, lievissima sensazione al basso ventre.
Ricordo le mani dell'infermiera che reggono quel fagottino scuro urlante e la sua voce che mi dice: "Don't worry, she's fine".

Tuesday, 8 June 2010

Attendere (prego?)

Dicono che nessuna gravidanza sia uguale ad un'altra, ma io sto sperimentando alcune costanti.

1) La vaghezza e la smemoratezza a tutti i livelli (da quello più basso e scontato: "Cielo, dove ho messo le chiavi?" a "Come si chiama mio marito/mia figlia? Come mi chiamo IO?")

2) L'ipersensibilità assolutamente esagerata, che porta a versare fiumi di lacrime per qualsiasi evento o accadimento che sia anche vagamente degno di compassione (da me chiamata anche "sindrome di Tom" dal momento in cui, durante la mia prima gravidanza, durante la visione di un cartone di Tom e Jerry, mio marito mi ha trovata a piangere per la sorte del povero gatto, perennemente bistrattato da Jerry.. Sì lo so che neanche Tom è uno stinco di santo, ma in quel momento gli ero empaticamente vicina vista la sua condizione di vittima).

3) La frase "devo far pipì" pronunciata in media ogni 10-15 minuti (causa problema tipico della gravidanza scientificamente conosciuto come minzione frequente).

4) L'insonnia. Diciamo che in genere si tratta di un problema che mi riguarda anche in condizioni normali, ma in gravidanza è molto più accentuato (anche come conseguenza del problema n° 3). Ho letto da qualche parte che in gravidanza si dorme poco anche perchè l'organismo, in qualche modo, ci abitua ai frequenti risvegli notturni dopo che il bebè sarà nato. Ah. Ah. Ah. Che bella cosa!

5) I cambiamenti di umore. Un momento ti senti in pace con te stessa e l'intero universo terracqueo (genere umano compreso), un momento dopo vorresti eliminare fisicamente tutti quelli che ti stanno davanti.

6) La stanchezza cronica mista alla voglia di fare, fare, fare! Le due cose insieme generano una frustrazione che non ha eguali.

7) I piedi che gonfiano in maniera esponenziale. (Personalmente subisco la frustrazione di possedere decine e decine di paia di scarpe - oggetto-feticcio per cui ho un debole - ed essere spesso costretta ad uscire in ciabatte!)

8) A differenza di molte donne incinte, nel primo trimestre non ho mai avuto nausee, solo fastidio nei confronti di alcuni odori. Ma CHE fastidio! E' stato così che ho avuto conferma del fatto che Roma è una città davvero puzzona!!

9) La voglia di limoni e cedri. Ne mangerei in quantità industriali. Ho letto da qualche parte che credenze popolari associano il consumo esagerato di agrumi con la nascita di una bambina. Ora che ci penso, anche con H. avevo le stesse voglie.. Uhm.. Chissà...

10) Il fastidio che provo quando parenti amici ma anche perfetti sconosciuti mi toccano la pancia (giuro che il prossimo che lo fa lo mordo!!), o si sente in dovere di darmi consigli non richiesti (anche se a questa cosa ci sto facendo l'abitudine, perchè mi rendo conto che una caratteristica molto diffusa nel genere umano soprattutto femminile, e spesso indipendente dalla volontà di chi regala consigli e perle di saggezza come fossero caramelle: è più forte di loro e non ci si può far nulla..).