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Sunday, 30 April 2017

Il ponte (del 25 Aprile) sullo Stretto

Ovvero: come costruire un ponte "vacanziero" secondo le consuetudini italiote, impunemente e con soddisfazione.
Considerato che le vacanze pasquali ci avevano visti scorrazzare liberi e felici per i Balcani, abbiamo deciso di mettere insieme qualche giorno per organizzare una piccola trasferta calabrese.
Ecco come abbiamo occupato quei giorni:

Abbiamo fatto conoscenza col nuovo cuginetto.


Abbiamo partecipato (nella sua versione non competitiva) alla "Corrireggio", corsa organizzata da Legambiente il 25 Aprile sul kilometro più bello d'Italia.





Abbiamo fatto scorpacciate di crema caffè, viennesi e gelati calabri.


Abbiamo creato un museo casalingo che, per organizzazione e cura, non ha nulla da invidiare ai musei istituzionali.



Abbiamo partecipato alla festa di compleanno di L., cugino nonchè migliore amico di A.


Abbiamo preso parte a "Pompieropoli".



Abbiamo fatto incetta di cedri per rifornire la nostra dispensa romana.


Abbiamo sopportato pazientemente una permanenza in treno che non ricordavamo così lunga ma che è stata ricompensata dalla piacevolezza di questi giorni trascorsi in famiglia.

Wednesday, 7 January 2015

Ah, le feste

Uno dei periodi, per me, a più alto stress psico-fisico è quello natalizio. Non che abbia qualcosa in contrario nel commemorare la nascita di un bambino che assume un'importanza cruciale nelle vite di tanti di noi, nè tantomeno nella messinscena dell'arrivo di un uomo barbuto e di rosso vestito che dispensa regali a destra e a manca, in un turbinio di luci, Christmas Carols, camini accesi e freddo polare.
Quest'anno poi, il Natale ci ha anche portato la neve quindi il quadretto si è completato.
Quello che non sopporto è la mia parte, nel grande recital natalizio. La partecipazione alle riunioni, ai saggi, agli incontri, alle catechesi pre-natalizie, la ricerca del regalo perfetto (operazione sempre fallita miseramente) unico momento in cui il fatto di avere una famiglia numerosa mi appare un difetto, e poi la decorazione della casa, lo studio del menu delle feste (non sia mai che a Natale si mangi un semplice piatto di pasta al pomodoro e un'insalata), la conseguente abbuffata (non si può non assaggiare ognuna delle 53 portate, dessert escluso).
Per una volta mi piacerebbe festeggiare il Natale come se fosse un giorno qualunque. In famiglia, ma senza corsa al regalo, alla decorazione, alla preparazione del pranzo e/o cena, insomma alla fonte di stress natalizio che mi porta a non godere pressochè nulla della festa e mi lascia puntualmente con una sensazione di "troppo tutto".
Un Natale essenziale, visto che a volte gli orpelli offuscano il reale valore delle cose. Per me quest'anno l'essenziale è stato: riunirmi con la mia famiglia (compresa anche la mamma del mio adorato consorte, giunta al sudditàlia per trascorrere qualche giorno con noi) il ricongiungimento con il cuginato giunto da tutte le parti d'Italia (siamo in 23 - senza calcolare consorti e prole - sparsi per le città più disparate: Cosenza, Roma, Torino, Arezzo, Milano, Saronno, Pisa, Vicenza...), il battesimo del mio supernipotino di cui mi pregio di essere immeritatamente ma orgogliosamente (fata-) madrina, le visite culturali (come quelle al museo della Magna Grecia a rivedere i Bronzi e al parco di Ecolandia, a contemplare le riproduzioni delle macchine di Leonardo e una stampante in 3D in funzione), imparare a fare i giocolieri, l'anarchia delle mie bambine che approfittano della presenza dei cuginetti per fare il pieno di giochi e chiacchiere, mio padre che fa le parole crociate con A. ("Nonno, mi insegni le parole?"), mia madre che gioca con i piccoli ad assopigliatutto, rivedere gli amici e conoscenti che nonostante la distanza e le strade diverse continuano ad essere pietre miliari, l'amore e l'affetto che resistono alla lontananza, alla distrazione, alla superficialità che ormai sembrano regolare ogni ambito della nostra vita.
Sembrano, ma evidentemente e fortunatamente no.












Monday, 8 September 2014

September is the new August

Tra un post "americano" e l'altro (prima o poi lo finirò, il mio diario di viaggio!), mi godo gli ultimi giorni di vacanza sulle colline basso-calabresi. Assaporo questo ultimo stralcio d'estate insolitamente (e per me piacevolmente) fresca andando col pensiero che ai mesi passati, pieni di momenti apparentemente insignificanti ma invece per me memorabili.
Le nuotate nel mare che quest'anno è più caldo del solito, e bello come al solito (seppur infestato dai temibili vermi-cane). Le camminate sulla spiaggia, attraente come non mai in questi giorni di settembre post-temporaleschi, perchè quasi deserta se non fosse per i pescatori e i gabbiani e i bagnanti dell'ultima ora come me. Le piacevoli visite di parenti lontani (dal Brasile, addirittura). Le feste in cui si mangia come non vi fosse un domani. Le letture "enciclopediche" (ho letto - cosa che non avevo mai fatto prima - un romanzo di 1600 pagine!, dopo del quale anche un volume di 400 sembra un libricino). La presenza costante dei cuginetti. Le decine e decine di braccialetti prodotti in casa da mani bambine. Le riunioni familiari. Le ore apparentemente interminabili nella stanza del policlinico durante la degenza di papà. Le tanto attese vacanze di branco. I giri infiniti per Roma con i parenti del Libano. La noia e l'abbandono di alcune giornate. La mollezza delle vacanze "lunghe", quelle che destano in chi mi vede sempre da queste parti la sorpresa e l'invidia ("ma sei ancora qui?"). Le paturnie estive. I famigerati compiti delle vacanze. L'attesa del nipotino che tarda ad arrivare. La serenità che dà lavorare nella natura, stancarsi, usare le mani, evitare di pensare che a che cosa succederà o non succederà al ritorno nella capitale, vivere il momento.













Wednesday, 14 May 2014

L'8 Maggio



Diceva Coelho che quando desideri veramente una cosa tutto l'universo cospira affinchè tu l'ottenga. Non è sempre così. La mia lista delle cose desiderate e non ottenute è lunghissima, e chi dice che in realtà è che non le volevo davvero non ha capito niente. Comunque...
Comunque ogni tanto quando ho un progetto, un'idea, una cosa da fare a cui tengo, le circostanze mi sono propizie. Lo fanno solo quando pare a loro, ma mi vengono in aiuto, e io non posso non approfittarne.
Quando qualche mese fa ho ricevuto l'invito della mia amica d'infanzia M. al suo matrimonio ho pensato che mi sarebbe piaciuto andarci ma non ero sicura di poterlo fare, anzi ero quasi sicura di NON poterlo fare. Perchè si sposava a 700 km di distanza, perchè aveva scelto per sposarsi un giovedì (il giorno del suo compleanno), perchè è un giorno lavorativo e scolastico, è alta stagione, etc etc. Il mio adorato consorte ha subito scartato l'ipotesi di poter partecipare, e per le bambine si trattava di dover rinunciare almeno a due giorni di scuola in un periodo denso di attività.
Ma io? Io che io in questo periodo sono la sfaccendata più sfaccendata del globo terracqueo?
Ho iniziato a valutare la possibilità di andarci da sola e le circostanze hanno cominciato a muoversi positivamente verso di me. Così è accaduto che dopo aver strappato all'adorato consorte l'impegno di occuparsi della prole durante la mia assenza, il caso (aka il succitato adorato consorte) ha voluto che mia suocera e mia cognata arrivassero a Roma proprio mentre io mi accingevo a partire, e la tariffa aerea che ho trovato era così bassa che non potevo rinunciare. Così sono volata via dal nido per due giorni e una notte. Per la prima volta dopo anni di posti lato-corridoio mi sono finalmente goduta il panorama dal finestrino dell'aereo in completo silenzio (senza il sottofondo consueto di "mamma ho fame/sete/mal d'orecchi devo fare pipì mi annoio ma quando arriviamo"). Ho partecipato al matrimonio di M. e S. in tutta tranquillità (sebbene mangiando più di quanto avrei dovuto). E mi sono sentita serena. Contenta di vedere M. finalmente accasata dopo tante traversie e vicina a lei che ha deciso di festeggiare insieme il "giorno più bello" e il suo compleanno, ribadendo così che questo è un nuovo inizio, la nuova pagina di un futuro che, sono sicura, sarà radioso.





Thursday, 1 May 2014

Easter is Easter

La Pasqua è passata da un po', ma quest'anno l'abbondanza di "ponti" ci ha dato l'illusione che le vacanze pasquali non volessero finire mai. Tra l'altro, contrariamente alle nostre usanze, in base alle quali trascorriamo sempre questa festa insieme ai parenti, questa volta abbiamo optato per una Pasqua a quattro, in una Roma apparentemente deserta di romani e colma di turisti.
La giornata è iniziata con un risveglio coatto e inaspettato: nonostante avessi lasciato via libera alle piccole di casa delegando loro la responsabilità dell'apertura delle uova (nella speranza di riuscire a dormire qualche minuto in più), sono stata svegliata ugualmente alle 7.20 da un coro a due voci di "mamma, ci aiutiiiiii?".
Il rituale della rottura delle uova ci ha lasciato con:
1) la consapevolezza che la chiusura delle uova è sempre più a prova di bambino,
2) una quantità industriale di cioccolato al latte (che non so ancora come smaltire),
3) una serie di sorprese insignificanti (prova evidente che l'assioma pasquale "più l'uovo è grande, più la sorpresa è deludente" non è una sciocchezza).


Ci siamo vestite con gli abiti della festa (le bambine hanno riciclato i fiocchi delle uova), abbiamo atteso l'arrivo dell'adorato consorte - fuori per lavoro - e siamo andati tutti insieme alla Chiesa Maronita, popolata da facce sconosciute (visto che i parrocchiani, al contrario di noi, avevano già preso diligentemente parte alla lunghissima messa di mezzanotte).



Poi, pranzo pasquale in un ristorante poco pasquale, e breve giro per il centro, preso d'assalto dai turisti pasquali.


La mattina di Pasquetta, noi donne di casa (lasciandoci dietro, al solito, il lavoratore indefesso o "breadwinner" della famiglia) siamo partite , destinazione Sud-Sud, in un viaggio tranquillo, ormai di routine, che ci ha dato come unica ebbrezza quella dell'avvistamento in aeroporto di Noemi (soprannominata dalle mie bambine "quella di x-factor") da me riconosciuta, a decine di metri di distanza, grazie alla chioma arancione e all'andatura "elefantina".


Abbiamo trovato una città ancora abbandonata a se stessa (non se ne esce, accidenti, non se ne esce!), una casa accogliente, grande e ordinata (praticamente il contrario del nostro nido romano), dei nonni amorevoli, dei cugini allegri e chiassosi, un giardino (sapientemente curato da mia madre, con contributi strutturali significativi da parte di mio fratello) al massimo del suo fulgore e un clima che ha alternato giornate da depressione cosmica a momenti di gioia solare primaverile.
Il 25 aprile, fortunatamente, il tempo è stato così clemente e misericordioso da permetterci di trascorrere l'annuale incontro con i cugini e zii paterni all'aperto, alternando giochi a mangiate colossali.

Bandierina numero unoooooo!
Y la vida sigue igual...

Tuesday, 23 July 2013