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Monday, 5 May 2014

Ieri era il mio compleanno

Ieri era il mio compleanno, e ho indossato un vestito dai colori vivaci.
Ieri era il mio compleanno e il tempo ha voluto farmi un regalo chiudendo i rubinetti e inondando il cielo di luce.
Ieri era il mio compleanno e il mio adorato consorte mi ha regalato i miei fiori preferiti, meritandosi così l'ammirazione della sua figlia maggiore ("Papi, sei un gentiluomo").


Ieri era il mio compleanno e mi son fatta portare in un bistrot carino in mezzo a un parco.


Ieri era il mio compleanno e ho passeggiato mano nella mano del mio adorato consorte rievocando con lui quella volta in cui, insieme ai colleghi di corso, vi trascorremmo un pomeriggio, un'era fa.

Ieri era compleanno e ho saltato (letteralmente) di gioia.


Ieri era il mio compleanno e le mie figlie mi hanno regalato dei bijoux fatti da loro.
Ieri era il mio compleanno e non tutti se ne sono ricordati, ma chissenefrega.
Ieri era il mio compleanno e mi è stata confermata la promessa di un regalo desiderato, ma che avrò solo il mese prossimo (ma io so attendere, dopotutto sono un toro...).
Ieri era il mio compleanno e ho visto Cena tra amici.
Ieri era il mio compleanno ed è stata una giornata normalmente speciale o specialmente normale.
Ieri era il mio compleanno e, mi dicono, si è concluso un ciclo. Io non so se questa sia una cosa positiva o meno, ma neanche mi interessa saperlo.
Ieri era il mio compleanno e ho scoperto che quella che ho appena raggiunto, non si sa come, "è un'età terribile. Perchè è l'età in cui diventiamo quello che siamo" (cit. Charles Péguy).
Ieri era il mio compleanno e oggi è un altro giorno.

Monday, 3 February 2014

Uno di dodici

"Cosa cambierà nel 2014? Una beata min****", dice Cetto Laqualunque con la finezza che lo contraddistingue in uno dei messaggi che giravano sul web i primi giorni dell'anno.
Tristemente vero.
Puntualmente, attendiamo quel 1° dell'anno (di qualsiasi anno si tratti) come se il cambio di data possa essere il deus-ex-machina della nostra vita, quel fattore X, che -  inspiegabilmente ma provvidenzialmente - possa riuscire a farci cambiare. Perchè è quello che noi agogniamo continuamente: il cambiamento. O più precisamente: il cambiamento di ciò che non ci va.
Dunque, alla staffetta tra un anno e l'altro, ci riempiamo di buoni propositi e grandi speranze, che vengono puntualmente deluse. Anch'io formulo mentalmente la mia lista dei desideri e dei propositi che crolla miseramente nell'impatto con la realtà (spesso a causa non tanto del "destino avverso" ma della scarsa volontà della desiderante).
Per questo, al posto della solita lista di buoni propositi, questa volta ho messo le mani avanti e ho creato la mia lista dei fallimenti del 2014, cioè quella che potrebbe essere una lista di desideri leggittimi e realizzabili se solo fossi una persona diversa da quella che sono.
Tipo...
Perdere quei tre kili che mi separano dai 60 (chiedere di arrivare al peso che avevo a 20 anni sarebbe pretestuoso). Per quanto sia un obbiettivo piccolo, realizzabile, non riesco a smuovere la bilancia di un centesimo di millimetro (comincio a pensare che tutte le mie bilance si siano messe d'accordo per farmi andare fuori di testa).
Fare sport. Cercare di essere (più o meno) costantemente impegnata in una qualsiasi attività fisica. Risvegliare il bradipo che c'è in me. A questo scopo io e il mio adorato consorte qualche settimana fa ci siamo recati in un noto negozio sportivo per completare la nostra attrezzatura da running e iniziare una buona volta a correre sul serio. Attrezzatura che rimane, da allora, intonsa sul fondo dell'armadio e chissà se vedrà mai la luce...
Leggere almeno tre libri al mese. Bilancio dopo il primo mese del 2014: -3, cioè non sono neanche riuscita a finire i libri che avevo iniziato alla fine del 2013. Shame on me.
Viaggiare (e qui prevedo una serie di improperi, perché come si evince da questo blog non sono una che sta sempre nello stesso posto, solo mi piacerebbe visitare qualche altro continente oltre all'Europa (ma per fare quel tipo di viaggi si richiedono tempi più lunghi dei 3-4 gg di ordinanza dei nostri
viaggi, oltre a un budget più consistente).
E visto che di lista di sogni irrealizzabili si tratta, sparo in alto e aggiungo anche che vorrei riuscire a vivere con leggerezza, vorrei liberarmi dai sensi di colpi che mi affliggono da quando sono nata, cancellare le parole ansia, inadeguatezza e solitudine dal mio vocabolario, essere più estroversa, sorridere sempre.
Ma la mia lista non sarebbe completa se non aggiungessi anche vincere l'Oscar e il Nobel per la letteratura.

Insomma, alla fine del primo mese dell'anno mi rendo conto che Cetto è uno che la sa lunga. E se è vero che il buongiorno si vede dal mattino, questo 2014 ha davvero tutti i presupposti per essere la fotocopia dell'anno scorso. Del resto anche un'occhiata alle prime pagine dei giornali sembra confermare il solito squallore. Niente di nuovo sotto il cielo.
In realtà qualcosa di positivo c'è stato in questo principio d'anno, a livello personale. Poca roba, ma con l'aria che tira, è evidente che bisogna accontentarsi.
Ad esempio, ho lavorato a una traduzione che - udite udite - pare (si dice, si vocifera) mi sarà retribuita (ancora non ho visto un centesimo, ma crederci non costa nulla).
Per una settimana abbiamo goduto della compagnia dei miei cognati libanesi che, nonostante abbiano trovato un tempo-che-più-orrido-non-si-può, sono rimasti contenti di questo viaggio che gli ha permesso di approfondire la conoscenza di Roma. Tra l'altro, insieme siamo stati a villa Adriana a Tivoli che non avevo mai visitato, nonostante, ai tempi, avessi letteralmente adorato il libro della Yourcenar in cui ne se parla intensivamente.



E nelle cose positive ci infilo (seppur forzatamente) che sono anche riuscita a sopravvivere all'influenza (visto che all'inizio del mio piccolo calvario annuale non ne ero poi così sicura).
E via con il secondo mese dell'anno. Senza pretese, perchè tanto ormai si sa... è così... non ce n'è...

Monday, 4 November 2013

Compleanno più compleanno meno

Tre. Sono tre i compleanni della cosiddetta "settimana dei compleanni". Se consideriamo che i membri della famiglia sono 4 e che la settimana in questione cade giusto tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre, si deduce: 1) che siamo reduci da una settimana di bagordi, 2) che vivo con tre, dico tre scorpioni in casa (solo per questo ritengo di meritare una menzione d'onore).
Può capitare che nella pletora di compleanni che hanno luogo nella nostra famiglia in questo periodo qualcuno si perda per strada. Può capitare che a rimetterci sia il capofamiglia, che, avendo il genetliaco a ridosso di quello della figlia più piccola e avendo un'età più matura, nella quale i festeggiamenti non hanno grande importanza, goda di un'attenzione più dimessa, contenuta. Ma di sicuro non è il caso della primogenita, che, seppur discretamente, ha chiuso ieri, in bellezza, questa settimana, che richiede un impegno festeggiativo (per quanto ci riguarda) persino superiore al periodo natalizio.
E' stata una giornata ricca. Non che abbiamo fatto grandi cose, per carità. E' finita l'epoca delle festicciole, dello sforzo organizzativo per trovare il luogo ordinare le pizze, fare la torta, mandare gli inviti. Ormai i compleanni si festeggiano con i compagni in classe, durante la ricreazione, con il beneplacito delle maestre e, sicuramente, anche delle mamme degli amichetti (che così non si sentono in dovere di fare il regalo). Ma anche senza festa extrascolastica il giorno è stato sufficientemente commemorato.
La festeggiata ha indossato uno dei suoi "vestiti per le occasioni speciali" e ha assunto pose da golden girl.

Siamo stati alla mostra della National Geographic Society, al Palazzo delle Esposizioni (una di quelle mostre che susciterebbero la curiosità e la voglia di esplorare anche nei soggetti più sedentari).





Siamo stati nel "ristorante" preferito della birthday girl.



Abbiamo passeggiato sull'Appia Antica, deliziosa al tramonto.



Abbiamo comprato su richiesta della festeggiata una tortina alle fragoline di bosco (nonostante le pressioni della mamma cioccofila). Abbiamo assolto il rito dello spegnimento della candelina, con relativo desiderio.

Anche questa è fatta. E questo nono meraviglioso anno si può dire concluso.


Saturday, 13 April 2013

It's April, folks

E' Aprile già da parecchi giorni, e come ogni anno in questo mese mi frullano in testa le prime righe della poesia di Eliot. Cerco di dimostrare a me stessa che T.S. si sbaglia, che, no, questo mese non è crudele, non quest'anno almeno, eppure per un motivo che non riesco a spiegarmi vedo che ha ragione lui. Che nonostante sia un mese primaverile, nonostante sia il mese in cui si cominci a vedere la luce, si ritrovi la bellezza, il sole splenda quasi continuamente, la natura si risvegli, e con lei la nostra voglia di fare, di cambiare, di essere, questo mese ha sempre un che di tormentoso, crudele appunto. E' come se ci fosse sempre bisogno di una piccola morte del cuore per contrastare l'esplosione meravigliosa della primavera, la luce, il colore, la natura che preme e spinge e vive.
E' che la nostra vita è fatta di ying e yang, e anche nella gioia e meraviglia si trova un piccolo lato oscuro, che serve forse per giustificare e dare dignità al bene e al bello, così ogni cosa ha in sè il proprio opposto, la luce contiene in sè le tenebre, il bene contiene il male, la primavera ha in sè l'autunno.
Sto cercando in questi giorni di attaccarmi allo yang di questa primavera tanto attesa e finalmente arrivata per contrastare lo yin di una brutta notizia, una notizia che pur non riguardandomi in prima persona mi coinvolge intimamente perchè riguarda persone a me molto care. 
Per evitare di pensare, e rimuginare, sto cercando di fare. Il dolore, l'ho sempre pensato, si contrasta col fare, che non significa non dare il giusto valore alla cosa che genera dolore, ma più che altro che la vita continua nonostante tutto e che bisogna comunque andare avanti magari cercando nelle cose piccole quella felicità che ci permette di superare il labirinto delle domande senza risposta.

Ecco quindi le piccole cose felici che hanno rischiarato le mie ultime giornate.
Il clima che sa di primavera, il sole caldo e accogliente, che fa venir voglia di uscire e respirare l'aria tiepida, e godersi il parco più vicino.



La soddisfazione di vedere come come è venuta bene la nostra pigotta, che abbiamo terminato e consegnato sul filo di lana (ci era stata commissionata dalla maestra di H.) Il vestito da antica romana è in onore del Natale di Roma.


I lavori di taglio e cucito (non metaforico) che io e le altre mamme abbiamo fatto in classe con i bambini, per realizzare i vestiti da antichi romani che i bambini porteranno durante il corteo che la scuola ha organizzato in occasione del Natale di Roma.

Il dolce che H. ha realizzato con la mia supervisione per ottenere il suo primo distintivo scout per la specialità "maestra di cucina".

Il fatto, dopo una lunga pausa, di aver ripreso la lettura serale ad alta voce alle mie bambine, anche se l'ascoltatrice piccola interrompe in continuazione con le sue domande e i suoi discorsi (stiamo leggendo "Il nido dei sogni").

Le mie bimbe, motivo di felicità per sè.
  



Sunday, 30 September 2012

Un sabato romano

Fare i turisti a Roma. Visitare una città che non è la propria città di nascita, ma che ci ospita da anni. Una città per cui ho da sempre quello strano rapporto amore-odio che la vita quotidiana sui sette colli porta ad avere. Una città bella e imperfetta, dolce e amara, che offre sempre qualcosa di nuovo da scoprire, da vedere, da assorbire (e, in qualche caso, da dimenticare).
Oggi la nostra destinazione è stata Villa Sciarra.
Confesso di non averla mai sentita neanche nominare prima di leggere il libro "Dai Diamanti non Nasce Niente". La Dandini, in questo interessante volume sui giardini, parla della sua quasi-ossessione per un albero, il Gingko Biloba, e cita un curioso e commovente episodio riguardante un esemplare che, a un anno dalla tragedia di Hiroshima, riuscì a germogliare da un tronco semidistrutto situato di fronte a un tempio scintoista completamente raso al suolo in seguito all'esplosione nucleare. 
La Dandini dichiara di possedere una pianta di questa specie, ma di essere esasperata dalla lentezza di crescita della stessa. Fortunatamente - dice la presentatrice-scrittrice-giardiniera per diletto - Villa Sciarra, che si trova poco distante da casa sua, ne offre un esemplare adulto la cui vista le offre grandi soddisfazioni.


Sarò sincera: sarà che mi aspettavo un albero più imponente e sontuoso di quello che abbiamo visto, sarà che prediligo altre specie, sarà che entrambi gli esemplari di cui è dotato il parco mi sono sembrati poco frondosi e alquanto sofferenti, ma a me il Gingko non ha fatto impazzire.
Comunque, Serè, non te la prendere... De gustibus non disputandum est.








Il parco, in generale, a me è piaciuto molto. Non posso dire lo stesso degli altri componenti della famiglia che lo hanno trovato "carino ma non eccezionale" (certo, gli ultimi parchi visitati - Hyde Park e St. James park sono un po' più curati). Il mio adorato consorte dice di preferire di gran lunga il vicino e ben più grande Dora Pamphilij (ma in questo caso, la predilezione ha ragioni affettive, visto che quello è il primo parco che frequentava a Roma ed è legato a tanti momenti di svago dallo studio).





Villa Sciarra a me è piaciuto per il suo fascino romantico e decadente, di vago sapore ottocentesco.
Non è forse tra i parchi più curati (in alcuni punti, infatti sembra un po' abbandonato a sè stesso), ma è ugualmente accogliente e ha un che di misterioso che attrae i visitatori.


La visita è continuata nella Basilica di S.Paolo, in cui non mettevo piede da ben 12 anni (ma dico: è mai possibile una cosa del genere?).




Alla vista di cotanta bellezza e ispirate dalla spiritualità del luogo le due piccole (pie) donne di casa si sono prostrate in preda a un afflato mistico che neanche l'estasi di S.Teresa...
Tale fervore religioso è durato addirittura il tempo di una foto.


La giornata fuori si è conclusa qui, dove, a detta di molti (soprattutto dei proprietari) si può mangiare il tiramisù più buono di Roma.
Dopo il mio, naturalmente.

Sunday, 13 May 2012

Un sabato in città

Ho rivisto mio fratello e la sua famiglia. Constatato che il mio nipotino cresce a vista d'occhio. Passeggiato per una Roma assolata e calda (ma ancora sopportabile). Visitato, anche quest'anno, il roseto comunale. Pranzato da Orazio e osservato oziosamente i bambini che giocano sul prato.
Un sabato qualunque.








Thursday, 22 March 2012

Impasse e vie d'uscita

Si sa, il passaggio da una stagione all'altra non è mai semplice, neanche se si tratta di accogliere una stagione così metereologicamente e metereopaticamente felice come la primavera. La bella stagione ci chiede di alleggerirci, non solo negli abiti ma anche delle zavorre mentali che affollano i nostri inverni dell'anima (wow che  linguaggio, si vede che stanotte ho dormito in tutto 45 minuti!). Ma a volte i pesi che ci portiamo dietro sono così consistenti che liberarsene, così, rapidamente, non è cosa facile, specie se, come è capitato a noi ultimamente, a quelli mentali si aggiungono quelli fisici.
Così, alle solite svilenti beghe lavorative dell'adorato consorte e al mio umore sepolcrale e la mia stanchezza cronica, si sono aggiunte le malattie delle figliuole adorate, sulle quali (figliuole) si sono abbattute febbri, virus gastrointestinali, tossi catarrose e raffreddori infiniti, che hanno reso la nostra casetta un ricettacolo di germi e frustrazioni.
Per sopravvivere a queste settimane di fuoco, oltre a un supplemento di coraggio, ho cercato di appigliarmi ai piccoli bonheur quotidiani, fortunatamente presenti anche nelle giornate più nere, e che, pur non facendo miracoli, se non altro servono momentaneamente a innalzare l'asticella della serotonina.

Ecco quello che mi ha permesso di "sopravvivere" alla settimana appena trascorsa.
Leggere (libri, e non solo blog!). E' l'attività che sempre precede il sonno: ultimamente sono riuscita nell'impresa di non crollare subito appena poggiata la testa sul cuscino, e ho portato a buon fine alcune (più o meno improbabilmente) buone letture.

Le fresie del mio balcone, che impeccabili fioriscono copiosamente ogni primavera, dando un tocco di allegria a un balcone altrimenti sarebbe di una tristezza insostenibile considerato il panorama fatiscente che gli sta di fronte. Il fatto che i fiori crescano ogni anno rigogliosi ha del miracoloso, visto che non li innaffio praticamente mai!


Il cheesecake con mascarpone al cioccolato. Ricetta da sturbo trovata per caso qui. Semplicemente divino!!

Canticchiare insieme alle mie bimbe le canzonette di Lisa Hannigan, ascoltate per caso alla radio: garanzia di buon umore, come anche i video che le accompagnano (come già dicevo qui).

La passeggiata di sabato mattina ai lotti della Garbatella e a villa Torlonia. Una meraviglia shabby glamour! Si ha l'impressione di trovarsi in un'altra città! E pensare che dei lotti non conoscevo l'esistenza (e a Villa Torlonia non ci andavo da una vita!).

Un Mac.
In realtà l'acquisto del nuovo computer è motivo di bonheur più per il mio adorato consorte che per me. Per quanto mi riguarda, avrei tranquillamente tirato a campare con il mio vecchio laptop fino alla sua dipartita definitiva ( nonostante quello mi abbia ripetutamente comunicato la sua intenzione di passare a miglior vita, suggerendomi una pietosa eutanasia). Lo ammetto: era vecchio e da tempo aveva iniziato a perdere colpi, ma io mi ci ero affezionata, e poi ripetute volte, quando lo avevo dato per perduto, si era ripreso e aveva cominciato a funzionare, seppur "a spinta".
Tuttavia è bastato un mio semplice accenno alla sua ridotta efficienza che il mio consorte si è subito illuminato d'immenso (su di lui l'acquisto di materiale elettronico provoca uno scatto adrenalinico pari - se non superiore - a quello che ho ogni volta che compro libri o scarpe). Quindi, nonostante i miei richiami al temporeggiamento e alla sobrietà, ha comprato questo "gioiellino", forte della scusa che da sempre accompagna i suoi acquisti: "tanto era in offerta!"
Mabrouk.

Monday, 6 February 2012

Bizzarrie della natura

Una colonia di pappagalli che volteggia tranquilla e serena in un contesto quasi alpino ha un che di singolare. Ci eravamo abituati a vederli in giro per il quartiere, dove già (tra le macchine, i palazzacci e i secchioni dei rifiuti) sembravano fuori contesto, ma vederli in questo scenario candido appare ancora più bizzarro.





Photo credits: adorato consorte

Tuesday, 29 November 2011

Un tranquillo fine settimana

L'adorato consorte in Libano per qualche giorno, io e le due gingolotte abbiamo cercato di rendere il weekend il meno noioso possibile, con lezioni di inglese alla Feltrinelli vicino casa, arte e creatività dalla mia amica A.R., picnic e giochi sul prato, nello splendido scenario del Parco degli Acquedotti (che domenica, complice un tempo da urlo, era particolarmente suggestivo). Tra tutte le attività del fine settimana quest'ultima è stata la più piacevole, soprattutto perchè nata da una idea estemporanea di H., che ha preparato persino i panini per tutte (A. compresa).
Non ho foto a documentare quei momenti (visto che ho dimenticato la fotocamera a casa), ma tante immagini fisse della mia memoria. Come quella di me, seduta su un masso, la piccola che dorme pacificamente nel passeggino, la grande che corre sul prato coperto di malva, la luce di mezzogiorno che ci sfiora e ci scalda senza aggredirci come fa di solito, silenzio assoluto a parte le voci di bambini e l'abbaiare dei cani, il tempo sospeso per pochi istanti. La sensazione di essere proiettata fuori dalla città che abbrutisce e dentro la città che affascina e incanta. Che, alla fine, sono la medesima città, ma, confesso, a volte faccio fatica a vederne l'aspetto incantevole.
E' proprio vero che Roma di domenica è magica. Cambia, si trasforma, diventa accogliente, e questo vale sia per il centro che per la periferia.

Sunday, 5 June 2011

Rose is a rose is a rose is a rose

Metti una di quelle giornate dal cielo plumbeo, di quelle che promettono solo pioggia,
metti il caso fortuito che tutta la famiglia si trovi in centro,
metti una mezz'ora libera, senza nessun altro impegno improrogabile...
Risultato: su mia (insistente) richiesta, siamo stati a vedere il roseto comunale, delizioso giardino monospecie a ridosso del Circo Massimo.
Nonostante qualche rovo fosse già sfiorito, è stato bello fare il pieno di colori e profumi.
Dopotutto la rosa è la regina dei fiori, e ne ha ben donde.