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Tuesday, 9 June 2015

L'ultimo giorno di scuola

Occhi lucidi, sorrisi, abbracci, promesse di incontri, "già mi mancate"...
E' finita la scuola, e per noi è finito un ciclo, perchè da settembre si passerà alla scuola media, si diventa grandi (ahimè - troppo in fretta). Sembra che cinque siano volati in un soffio...
Restano i ricordi, le amicizie, le tante esperienze fatte, e i contatti con le-maestre-migliori-che-ci potessero-capitare.
Mi includo, perchè è proprio vero quello che dicono, quando hai un figlio sei costretto a ripercorrere tutto il suo percorso scolastico e allora i suoi compiti, i suoi voti, i suoi maestri, diventano i tuoi.
Quindi siamo un po' tristi che questo percorso si sia concluso, ma riconoscenti perchè abbiamo potuto compierlo.
I gavettoni dell'ultimo giorno di scuola

Wednesday, 19 February 2014

Yes, we run

Ieri, 18 Febbraio 2014, è stato il mio primo giorno di corsa. Niente di che, si dirà. Ormai dire che si corre è cosa di una banalità estrema, corrono tutti, cani e porci (lo dimostra il fatto che tra questi ci sia anch'io). Però dire che una pigra cronica come me si sia data alla corsa è un fatto che ha dell'eccezionale. Non che creda di riuscire a correre con costanza: sono perfettamente consapevole dei miei limiti. Il mio obbiettivo è modesto: si tratta di riuscire a correre 1-2 volte a settimana. Ma il semplice fatto che mi sia alzata, lavata e vestita con tuta e scarpe da running, abbia accompagnato le bambine a scuola in questa tenuta e abbia preso la rotta del parco senza deviazioni, è cosa di cui vado fiera. Di solito il tempo che intercorre tra il pensare di fare una cosa e farla effettivamente nel mio caso è molto più lungo di questo.
Il tempo effettivo di corsa è stato minimo. Non mi vergogno di dire che ho dovuto fermarmi ogni due minuti, alternando i brevissimi periodi di corsa a una camminata veloce, ma tenendo bene in mente il principio secondo il quale "chi si ferma è perduto".
Non volevo sfiancarmi a tal punto da perdere ogni entusiasmo ma sono comunque soddisfatta di quel che ho potuto fare e sono contenta perchè ieri, complice la giornata primaverile (anzi, direi quasi estiva), ho potuto godere di una passeggiata meravigliosa nel parco. Ho addirittura visitato angoli che non conoscevo, ho incrociato gente di tutte le età e ne sono uscita fisicamente bene. Stanchina, non stanchissima. Il fatto che a fine giornata fossi sfatta lo attribuisco, più che alla corsa mattutina (che mi ha riempita di energia), alle infinite commissioni che ho dovuto svolgere nel pomeriggio, che hanno fatto andare in tilt il mio contapassi. L'esperienza è da ripetere, anche se in modo graduale: non penso certo di passare dallo stato di bradipo a quello di roadrunner! Devo solo perfezionare un po' l'attrezzatura, in primis l'abbigliamento che devo alleggerire (tra l'altro ieri a Roma c'erano 22 gradi!) e devo scoprire come fare a portarmi dietro le chiavi di casa, i documenti, i soldi-che-non-si-sa-mai e l'indispensabile cellulare con cuffiette (ché senza musica non ci so stare) senza fare affidamento sulle tasche, ahimè inesistenti, del mio "running outfit".
Quando avrò risolto questi piccoli problemi logistici, andrà benone.
Chi mi ferma più?





Saturday, 2 November 2013

Ottobre: Uggia come se piovesse

Il mese di Ottobre è trascorso tra il mio desiderio costante di stare così

e gli obblighi della vita sociale che impongono di tirare fuori la testa e pedalare.
Dire che è stato un mese pesante è un eufemismo. E pensare che io sono sempre stata la fan delle mezze stagioni! E Ottobre è sempre stato tra i miei mesi preferiti, non fosse altro perchè è il mese che dà l'avvio alla settimana dei compleanni (3/4 della mia famiglia compie gli anni tra fine mese e inizio del successivo). Eppure questo Ottobre, di questo anno 2013 non particolarmente esaltante, mi risulta particolarmente odioso, per una serie di motivi.
Perchè è stato un susseguirsi di situazioni che hanno messo a dura prova la mia pazienza. Per dire: sono reduce da una maratona antipediculosi che solo a ripensarci mi vengono i brividi. Gli innominabili sono stati presi (in quantità industriali) da entrambe le mie figlie. E questo è solo un esempio della lunghissima lista di sfig situazioni poco piacevoli che mi sono capitate (e sulle quali preferirei glissare).
E' stato un mese di grande, enorme stanchezza fisica. E il mio umore è stato troppo spesso, immotivatamente, ai minimi storici. Mi sono trovata nella condizione di dire "mi sento giù ma non so perchè", che è la cosa peggiore perchè quando non si ha la causa è difficile trovare la soluzione.
Neanche il clima è stato di aiuto. E' vero che, dopo alcuni giorni di pioggia e grigiume, ci ha regalato, con un sorprendente giro di boa, giornate quasi estive, ma con l'umore sepolcrale che mi ritrovavo ho avuto da ridire pure su quello: è che quando si è giù non si accetta che il mondo attorno a noi sprizzi gioia da tutti i pori, e poi è vero che il meteo influenza gli animi, ma non sempre basta una giornata di sole a trasformare un muso lungo in un sorriso.

Anyway, confortata dal fatto che questo mese è ormai andato (yuhuuu!!) e con la speranza che quello appena iniziato sia migliore (del resto, ci vuole poco), scavando qualcosa di positivo in questo Ottobre da paura riesco pure a trovarlo. Val la pena sottolinearlo, per ricordare che sempre, anche nei momenti bui, qualche sprazzo di luce c'è sempre.

Ad esempio:

La visita della mia mamma, breve ma intensa. E' giunta nella capitale per qualche giorno a grande richiesta di H. che desiderava che almeno un'esponente del grandparenthood prendesse parte alla festa dei nonni organizzata dalla sua classe. Oltre a cucinare i miei piatti preferiti e a ripulire il balcone che stava pericolosamente assomigliando a una discarica mi ha fatto bene con il suo affetto mammesco discreto ma efficace.

Grazie a lei siamo finalmente riusciti ad andare alla Locanda dei Girasoli, posto in cui desideravamo andare da tempo immemorabile.

Il guacamole (fatto con l'avocado che mia madre - sempre lei! - ha rubato all'albero di mio zio). Questo è quello che chiamo comfort food!

Questo libro, che ho preso nel mio ultimo viaggio a Londra (quasi un anno fa!). Sono ancora all'inizio e visto che ultimamente ho la velocità di lettura di un bradipo, prevedo di terminarlo per l'anno prossimo, ma confesso che mi sta piacendo parecchio.


E anche Nemico, Amico, Amante, che ho iniziato in contemporanea e si trovava nella mia wishlist di Anobii da quasi un anno. Dopo l'annuncio del premio Nobel alla Munro, ho deciso che urgeva lettura e l'ho comprato in ebook. Anche questo l'ho iniziato da poco, ma promette bene.

La visita alla fiera della creatività cui sono stata con la stessa amica che mi ha accompagnato due anni fa. Ho speso più di quanto avrei voluto (io che ultimamente sto cercando di limitare gli acquisti di ogni tipo), ma ho trovato cose davvero carine che spero di utilizzare per qualche lavoro creativo quando mi sarà passata la fase di apatia in cui verso.


La giornata di domenica scorsa, compleanno di A., trascorsa a girovagare per le strade del centro a mescolarci ai turisti e a far finta di essere come loro (con tanto di monetina gettata nella fontana di Trevi).


Il cinema per bambini con i bambini: abbiamo visto Cattivissimo me 2 e Monsters University.

Queste due. Che certi momenti vorresti ti lasciassero sola, che non sopporti il loro cicaleccio continuo, i capricci, le lamentele, le eterne discussioni, e quando non ci sono ti mancano da morire. Che dire, che se non ci fossero queste due la mia vita sarebbe infinitamente più triste.


Il mio adorato consorte che per tirarmi su sta programmando un numero sconsiderato di viaggetti. E' che sa che sono un bradipo originale, un bradipo con la valigia pronta. E che cambiare aria fa sempre bene.

Friday, 25 October 2013

Il buon giorno si vede dal mattino

Nel cuore della notte (che poi scoprirò consistere in orario più umano, ma non troppo: le 5.45 del mattino) sento dei passi nel corridoio. La porta della camera da letto si apre e risuona una voce bassa e roca (simile a quella di un film dell'orrore, solo più paurosa).
"Mamma... Mamma!"
"Ossignur, che c'é?"
"Devo fare pipì"
"Ti accompagno", rispondo ormai rassegnata al mio destino.
"Fatto. Ora torna a letto".
Silenzio. Vuoi vedere che si è riaddormentata subito? I miracoli accadono, a volte.
Dieci minuti dopo: Pirulì pirulì. Inconfondibile suono di natura tecnologica proveniente da uno dei numerosi apparati presenti in casa in piena "crisi da batteria scarica".
Mentre passo mentalmente in rassegna tutti gli ausili tecnologici per capire di quale si possa trattare e capisco che è il cordless che si trova fuori dalla base, risento la voce da horror di prima : "H., H.! Che cos'è quetto llumole?". Mi dirigo con passo felpato verso la camera in cui dormono le bambine e, bisbigliando alla piccola "Non svegliare tua sorella", mi accingo a risolvere il problema. Con mia sorpresa trovo il telefono sulla base, sotto carica, quindi senza motivo apparente di lamentarsi.
Pirulì pirulì.
Ancora.
Resisto alla tentazione di lanciarlo fuori dalla finestra e lo rimetto accuratamente a posto. Aspetto qualche secondo. Sembra funzionare.
"A. ho risolto. Il rumore non c'è più. Torna a dormire".
Non faccio in tempo ad arrivare in camera che... pirulì pirulì.
Nooooo.
In certe situazioni mi pento di non aver mai fatto yoga seriamente, di non aver mai raggiunto la pace zen, quello stato di grazia che permette di affrontare con nonchalance anche le situazioni che fanno andare fuori di testa. Lo yoga probabilmente mi avrebbe impedito di infuriarmi come un toro e correre imprecando contro tutti i cordless del globo terracqueo e mi avrebbe salvata da quello che è successo dopo.
Fuori di me, dicevo, sono rientrata nella camera buia e con tutta la forza di cui ero capace sono andata a sbattere lo stinco su una di quelle graziose (quanto mai deleterie) sedie per bambini Ikea di legno massiccio (quella stessa sedia di cui la sera prima ho pensato "questa sedia qui non va bene, va spostata, metti che qualcuno ci inciampa al buio rischia di farsi male". Il perchè io mi fermi solo a pensarle, le cose, invece di farle, dovrebbe essere studiato scientificamente).
Sorvoliamo sul dolore e sulle imprecazioni che ho soffocato nel dolore.
Claudicante, ho preso il maledetto cordless e l'ho chiuso in bagno dove ha continuato a pirulare indisturbato per poi morire di morte naturale dopo circa mezz'ora.
Io ho trascorso gli ultimi minuti che mi separavano dal suonare della sveglia facendo compagnia alla mia figlia minore ormai insonne, mentre la grande dormiva come se nulla fosse. Per chi si stesse chiedendo dove fosse l'adorato consorte nel frattempo, sappia che era assente. Latitante come al solito, quando c'è un dramma in corso.

Cambio scena. Dopo i consueti "H. Svegliati che è tardi. Lavati che è tardi. Vestiti che è tardi. Fai colazione che è tardi." accompagniamo la grande a scuola. Dopo averla depositata, in zona Cesarini, davanti alla porta, io e A. ci fermiamo nella piazza davanti a casa, a giocare a spaventare i piccioni.
Nell'ascensore per arrivare al nostro appartamento A. è stranamente silenziosa e ritrosa con la signora del IV piano che le fa i complimenti. Quando rimaniamo sole le chiedo:" Ma cos'hai? Fino a un momento fa eri così pimpante e giuliva..."
"E' che sento una puzza tellibile. Che cchifo".
"Non si dice che schifo. Comunque.. in effetti anch'io sento un odore strano".
Non penso di aver bisogno di spiegare la faccia che ho fatto quando ho scoperto che A. aveva pestato una cacca di cane gigantesca.
Ed erano solo le 8.40.



Saturday, 19 October 2013

Sui miei fornelli


Come sei grato
ai miei occhi
o cibo che sazi
la mia voglia d'amore.
Ti lasci mangiare
e non mi vergogno
della mia preda
che è un grande
bisogno d'amore.
Alda Merini








Salsiccia calabra, peperoni, cipolle, olive, pistacchi e forse altro ancora.
Ho una passione per i miscugli. I cibi più disparati mescolati nella stessa teglia. Spesso associo dolce e salato, frutta e verdura, spezie inconsuete; non sono ancora tanto ardita da provare carne e pesce, ma non ne escludo la bontà. Questo mettere tutto nello stesso calderone è una questione di pigrizia, ma se vogliamo anche di liberalità, pluralismo. Chi sono io per escludere un cibo dal mio piatto. Non è nella ricetta? Non è previsto? Non è istituzionale? Pazienza. Nel cibo e in (poche) altre cose sono un'anarchica.

Monday, 7 October 2013

A cosa serve una sorella

Una sorella serve ad affrontare un weekend che più grigio non si può, grazie alla terapia del solletico.

Saturday, 28 September 2013

Quelle rentrée

Settembre, tempo di re-inizi. Noto qua e là un (per me ingiustificato) entusiasmo per questo mese che per me è di una pesantezza atroce. Anche perchè, per quanto mi riguarda, non di inizio ma di re-inizio si tratta. Lungi da me il desiderio di prolungare ad libitum le vacanze (il cui bello, diciamolo, è proprio il loro essere limitate nel tempo), ma il fatto di ripiombare nella routine autunnale mi dà sempre una lieve depressione. Ricominciamoooooooo  - mi urla Adriano Pappalardo nelle orecchie - e automaticamente mi viene l'impulso di voltarmi indietro e scappare. Perchè è vero che il mio segno zodiacale è il toro (che è quello, dicono che più ama la routine), ma il pensiero di ricominciare un nuovo anno facendo le stesse identiche cose del precedente fa cadere nella prostrazione anche chi come me non ama particolarmente i cambiamenti.
Il rientro poi è stato quest'anno particolarmente impegnativo (leggi: carico di rogne) visto il susseguirsi di problemi idraulici che abbiamo dovuto affrontare. Quest'estate, approfittando dell'assenza del resto della famiglia il mio adorato consorte ha deciso di rifare il bagno, che aveva un'impianto risalente più o meno alle guerre puniche. Tutto (più o meno) bene fino a quando, di ritorno dal nostro ultimo viaggio, abbiamo notato una macchia sospetta sul muro del corridoio (in corrispondenza della doccia). Il sospetto si è trasformato in certezza quando l'inquilino del piano di sotto si è venuto a lamentare del gocciolamento dal tetto. Dopo questa inquietante comunicazione è iniziato il calvario: ci sono voluti giorni prima di individuare il punto esatto della perdita e da allora il muro del mio ingresso è esattamente così:


Risolto questo problema, poco dopo abbiamo scoperto una nuova perdita, questa volta dal lavabo della cucina (per fortuna risolta tempestivamente).
Il giorno dopo (ma dovrei dire la notte dopo) sono stata svegliata alle 3 dalla mia figlia più grande che mi avvertiva del fatto che la piccola aveva fatto pipì a letto (altro problema "idraulico").
Il mattino dopo, dopo aver fatto la doccia l'adorato consorte nota una perdita (ancooooora!!!!) vicino alla vasca.
Oltre alla pletora di problemi idraulici, ci si mette anche l'impazienza e incertezza dell'attesa del posto alla scuola materna cui ho iscritto A. illudendomi che bastasse produrre la sfilza di documenti richiesti per aver diritto a frequentare la scuola. Ebbene, a 2 settimane dall'inizio della scuola la piccola di casa è rimasta fuori e in attesa che vi sia qualche rinuncia durante il corso dell'anno scolastico.
"A. perchè sei triste?"
"Pecchè non mi hanno plesa a ccuola. Io volevo andale a ccuola!"
Ecco, anch'io volevo che tu andassi a scuola, ma ci tocca aspettare. Tanto noi non abbiamo problemi ad aspettare, no? Abbiamo pazienza da vendere, noi. Da vendere!!

Tuesday, 28 May 2013

Fafreddo

Al mercato, ieri mattina:

Stasera tiro fuori la tombola, così se famo na' tombolata. Che ddite?.
Bell'idea, a casa mia io ho già fatto l'arbero de Natale.
Semo a Maggio e pare dicembre...

Beh, diciamo la verità, non è che a Roma faccia tutto 'sto freddo (al nord, con la neve, stanno molto peggio di noi) ma bisogna capire, l'anno scorso di questi tempi i romani già affollavano le spiaggie di Ostia. E' che non ci siamo abituati.
Però quando invocavo il ritorno delle mezze stagioni non mi riferivo certo all'autunno!

Wednesday, 22 May 2013

Cose (futilissime) che succedono di questi tempi a queste latitudini

Sto leggendo (a singhiozzo ma con grande piacere) Stoner. Si tratta del mio primo ebook, quindi sono ancora nella fase di "sperimentazione del nuovo". Finora posso dire che i pregiudizi che avevo nei confronti della lettura da schermo non sono stati confermati. Alla fine posso dire di riuscire a sopportare benissimo di leggere un ebook per quella mezz'ora al giorno prima di addormentarmi, o al mattino appena sveglia (unici due momenti in cui riesca a leggere checchessia): lo schermo e' illuminato e la lettura senza altre fonti luminose non sembra darmi particolarmente fastidio. Una nota lievemente negativa c'è: per leggere non uso un reader, bensì un iPad, che, mi dicono, non è la stessa cosa ( a quanto pare la qualità di lettura è migliore nei reader), e qualche volta mi sono trovata nell'impossibilità di leggere il mio libro perché l'ipad, appunto, era in mano ad altri utilizzatori, o perché era scarico. Ma tutto sommato niente di grave.
Una parola sul libro, Stoner: bello. Nel mio invisibile registro da maestrina dalla penna rossa ho già scritto un +; che davanti ci metta un 7, un 8 o un 9 è ancora da vedersi. Mi riservo di dare un giudizio più approfondito alla fine visto che al momento mi mancano ancora una cinquantina di pagine. A proposito di pagine, la cosa che più mi diverte degli ebook, è che a seconda dell'inclinazione dell'iPad cambia il numero delle pagine, quindi volendo possiamo scegliere di leggere in verticale o orizzontale a secondo di quanto vogliamo farci durare il libro.

Ho comprato questo vestito, perché mi piaceva la sua aria un po' retro, tutta trine e pizzi della nonna. A onor del vero mi è stato finanziato da mia madre, che' io se un vestito supera i trenta euro lo considererò sempre fuori budget e non lo comprerò per quanto possa piacermi (a meno che qualcuno, come in questo caso, si offrisse di regalarmelo per il compleanno).
Mi è arrivato qualche giorno fa e l'ho provato subito per vedere l'effetto che fa. Il giudizio alla prima prova è stato: carino! Quello della seconda: non male. Quello della terza (e ultima): potrebbe starmi meglio.
Come si può notare dalla foto la particolarità di questo vestito è la scollatura sulla schiena. Ebbene, ho scoperto che questo genere di abiti, così accollati, non mi sta particolarmente bene. Ho provato a indossare il vestito al contrario, e tutto sommato non era male, se non fosse per l'elastico in vita che tendeva a tirare verso su. Poi, non essendo esattamente filiforme, subisco il penoso confronto con la modella che indossa l'abito, alla quale sta infinitamente meglio che a me. Per dire, l'aria romantica che il pizzo regala alla figura della modella, fa sembrare me la sua trisavola.
Per cui, dopo giorni di indecisione, pur essendo fortemente combattuta, ho deciso di renderlo, salvo pentirmene parzialmente per le immani difficoltà che ho avuto per riuscire a completare il modulo sul sito e a stampare l'etichetta (evidentemente il mio computer non era d'accordo con la restituzione, ma alla fine ho vinto io). Pur avendo comprato su internet un'infinità di volte, si tratta della prima in cui decido di restituire qualcosa, e visto che non amo molto dover tornare sui miei passi, mi riprometto, in altra occasione, di cercare di essere più sicura dei miei acquisti prima di portarli a compimento, per evitare, in caso, di perdermi nuovamente nell'odioso impiccio del reso.

Dopo la partenza un po' in sordina, il crescendo, cui ho assistito, della minifiction "Una mamma imperfetta" mi fa affermare senz'ombra di dubbio di poter essere annoverata tra gli aficionados della serie. La puntata di oggi (n°13) sul finale mi ha fatto ridere fino alle lacrime, tanto che la mia figlia minore mi si è avvicinata e prendendomi le cuffiette di mano mi ha chiesto curiosissima "Mamma, pecchè hidi? Voglio sentihe anch'io..."

La scuola sta finendo (e un anno se ne va, aggiungerebbero i Righeira). Stiamo per entrare ufficialmente nella settimana "calda", quella dei giudizi finali, dei saggi, dei concerti di fine anno (perché a pianoforte si sono inventati anche questa), delle riunioni informative sui campi estivi (scout). Noi donne di casa ci apprestiamo a lasciare la capitale (senza il lavoratore indefesso, che rimane a Roma a lavorare ancora più indefessamente), una volta concluse la miriade di attività di fine anno. La destinazione è come al solito la casa dei nonni, ma le vacanze prevedono anche qualche ritorno al vertice e spostamento tecnico.
Non so se ci riuscirò ma quest' estate vorrei riposarmi attivamente (un ossimoro che non sono mai riuscita a mettere in pratica come volevo), leggere, creare, osservare cose belle.
Fusse che fusse la vorta bona.

Nonostante siamo oggettivamente al 22 maggio il generale inverno ha fatto la sua ricomparsa dalle nostre parti. Mentre scrivo il cielo si è oscurato a tal punto che ho dovuto accendere la luce e tuona e lampeggia e piove come se non ci fosse domani. E pensare che non più di dieci minuti fa c'era il sole e, fiduciosa, mi sono detta: finisco questo post ed esco. Maledetta primavera!

Giochiamo a Photo Booth?

Thursday, 7 March 2013

Non ho l'età

Sarà che di questo inverno-che-sembra-non-voler-finire-mai onestamente ne ho piene le scatole, sarà che di nero e grigio (preferito al verde tunònna e al bordeaux tuzzìa che recentemente impazzava in tutte le vetrine) ho avuto un'overdose ultimamente, sarà che da sempre amo i colori forti (anche se la mia timidezza cronica mi impedisce di indossarli se non in piccolissime dosi e quando sono in preda a qualche raro raptus di autostima) ma l'altro giorno, di fronte a una vetrina ho avuto una folgorazione: una gonna in stampa grafica sui toni del rosso, giallo e arancione molto anni sessanta e dall'appetibilissimo prezzo di 7€ (grazie a uno sconto del 75%!). Mi giro per cercare il consenso della mia figlia più grande e trovo una faccia tra il dubbioso e il perplesso.
"H. ti piace?"
"Mh, s-sì."
"Che dici? La compro?"
"Mh, beh.. se a te piace.."
"Perchè? Pensi che non mi starebbe bene?"
"Mh, non so.."
"O forse è un po' troppo vivace?"
"Beh, sì. E' una gonna per giovani."
"Eh? Giovani? E quindi pensi che non sia per me? Mi consideri troppo vecchia per portarla?"
"No, non volevo dire che è per giovani... volevo dire che è una gonna per ragazzine."
"E quindi non è per me, perchè sono vecchia..."
"No, non sei vecchia.. Sei giovane, ma la gonna mi sembrava più adatta a...Volevo dire che... Ok, comprala!"
Ebbene, alla fine l'ho comprata davvero. Perchè mi piaceva, costava poco, e avevo voglia di tirarmi sù con quella botta di colore. H. per tutto il percorso fino a casa ha cercato di confutare tutto quello che mi aveva detto nel negozio, facendomi credere che l'avevo fraintesa (da quando, figlia mia, risulti afflitta da berlusconite!??). Comunque quel che è poco ma sicuro è che ogni volta che mi verrà in mente di indossarla mi riaffiorerà alla memoria questa edificante conversazione con il sangue del mio sangue, in cui quest'ultima mi da sfacciatamente della "vecchia".
Che, vecchia, in fondo lo sono, anche se le donne della mia età (sulla quale, come si noterà, mantengo il più stretto riserbo) vengono spesso e volentieri definite ragazze (cosa che un po' mi lusinga e mi illude, un po' mi fa ridere).
Penso che questo estendere l'età della gioventù fino ai 50 anni (fino a qualche tempo fa età da pensione e da nonni) è davvero frutto dei cambiamenti culturali della nostra società. E' dovuto al fatto che la vita attiva comincia sempre più tardi (si lavora stabilmente tardissimo - quando ci si riesce - ci si accoppia tardissimo, si prolifica tardissimo) è quindi come se il baricentro della nostra vita si sia spostato più avanti (anche se, paradossalmente, invece, si "matura fisicamente" sempre prima).
Ma tornando ai problemi di guardaroba, e all'abbigliamento gggiovane, penso che mia figlia abbia obiettato che la gonna del contendere fosse un po' troppo da ragazzina per me, perchè adora quando la mamma si veste "elegante". Volendo dare un'occhiata al mio straripante armadio, è evidente che negli ultimi anni lo stile da "sciura" ha prevalso su quello casual. Devo ammettere che, pur non rinunciando a vestirmi comoda per esigenze pratiche (tra l'altro non lavoro in un ufficio e non devo rispettare nessun dress cose), ultimamente ho optato anche per l'acquisto di capi più eleganti. Inizialmente li tenevo da parte per le "occasioni" ma poi ho iniziato a indossarli anche quando la mia (sempre bassa) autostima richiedeva che almeno l'aspetto fosse più curato e sicuro di sè. Quindi il mio armadio ha veramente di tutto: dallo stile "stracciona" a quello "dama di compagnia".
Confesso che, pur non facendolo sempre visto che alcuni abiti sono davvero troppo impegnativi, vestirmi smart & chic non solo mi piace, ma riceve consensi anche dalla fashion critic di casa: all'ultima "cena elegante" cui sono stata (non di quelle, cene eleganti: non fate battute sciocche e inappropriate!!) un paio di settimane fa, H. mi ha detto: "Mamma sei elegantissima, se partecipassi a "Shopping Night" lo vinceresti sicuramente!". Che poi, alla cena, c'erano donne moooooolto più eleganti di me, ma io non ho certo sfigurato.
L'unico problema sono i tacchi: la mia pièce de résistance, cioè i miei tacco-10 di vernice nera eccezionalmente di marca (sono di Fornarina, ma comprati al mercato a 20€ un paio di anni fa) pur essendo stranamente comode non mi garantiscono però quell'andamento da "guardate come mi muovo leggiadra e disinvolta, io sui tacchi ci sono nata!". Mi domando, ci sarà una scuola di camminata sui tacchi? Perchè urge iscrizione.
La gonna froufrou oggetto della discussione.

Saturday, 2 March 2013

Isn't it ironic? (don't you think?)

Ogni volta che me ne capita una, mi viene in mente "Ironic", la canzone di Alanis Morissette tratta da un album che all'epoca in cui uscì (e parliamo ormai quasi del Pleistocene: era il 1995!) ascoltai ad nauseam, tanto mi piaceva e sentivo appropriato a tanti momenti della mia vita.
Di situazioni "ironiche" me ne capitano a bizzeffe, come a tutti presumo, ma, chissà perchè, ogni volta che finisco nella casella degli imprevisti mi sento più sprovveduta che mai, e dire che ormai dovrei aver maturato una discreta esperienza e aver elaborato un certo savoir faire. E invece no.
Due giorni fa partiva (dopo un mese e mezzo di permanenza da noi) mia suocera e, insieme a lei, il mio adorato consorte, aka il giramondo. Dibattuto fino all'ultimo in uno svilente vado-non vado, infine ha deciso di fare una capatina in Libano per risolvere alcune beghe familiari e non.
Quel giorno (per inteso lo stesso delle dimissioni del Papa) H. prima di andare a scuola accusava un po' di stanchezza, ma in questo periodo è normale. E' appena finito il primo quadrimestre e, considerati i suoi (e conseguentemente miei) molteplici impegni (ginnastica artistica, pianoforte, scout) mi sorprenderebbe se non lo fosse, stanca.
Se non che, verso le 11 mi chiamano da scuola per andarla a riprendere. "Mamma ho un mal di testa terribile, e non riesco a deglutire". La tocco, non mi sembra calda. A casa le misuro la febbre: 38.8. Le guardo la gola: per fortuna non noto placche, ma le tonsille sono spaventosamente grandi.
Piccolo problema tecnico: pomeriggio ci sono i colloqui con gli insegnanti con relativa consegna delle pagelle.
Preferisco sorvolare sui funambolismi in cui mi sono dovuta produrre per poter ritirare le suddette, visto che anche il solo rievocare l'ansia e il nervosismo di quei momenti farebbe venire a me un febbrone da cavallo.
Comunque, superato il problema pagelle, adesso siamo alle prese con i dolori della giovane H., che nonostante le amorevoli cure che le presto non sembra migliorare di una virgola e "allieta" le mie giornate con un lamento costante e continuo (al quale la sorella, per non sentirsi esclusa, si unisce spesso e volentieri).
Se le mie previsioni sono esatte (tranquilli, lo sono) riusciremo a uscire da questo status vivendi non prima (e non dopo) del ritorno dell'adorato consorte. Di questo sono assolutamente certa.
Questa situazione mi ha riportato alla mente altre occasioni in cui spesso mi vengo a trovare quando mi muovo su questa terra: sciopero dei professori dopo che si è fatte le ore piccole e si è affrontato un viaggio epico per sostenere un esame all'Università, viaggi cancellati perchè le piccole stavano male (il decorso della malattia in genere corrisponde all'esatta durata del viaggio), herpes mostruosi il giorno di un colloquio di lavoro, 3 autobus dallo stesso numero che arrivano allegramente alla fermata dopo più di un'ora di attesa. Non so se l'odiosa legge di Murphy perseguiti qualcuno più che un altro, mi piace pensare di non essere l'unica "fortunata". Quello che so è non c'è praticamente giorno in cui non me ne accada una, piccola o grande che sia, e allora, puntuale come una cambiale mi affiora alla mente la canzone di cui ho parlato all'inizio del mio blateramento, e assieme a quella il pensiero che se mi si dovesse parare davanti Alanis Morissette in persona la schiaffeggerei taaaaaanto volentieri. (Senza offesa eh?)

Wednesday, 19 December 2012

Ansia prenatalizia

Ogni anno, in questo periodo mi coglie un'ansia sottile, un timore (fondatissimo) di non esser riuscita a fare tutto quello che dovevo fare, la sensazione di essere, ancora più del solito, in ritardo su tutto.
E - diciamo la verità - ne ho ben donde, visto che a pochi giorni da Natale mi ritrovo nel pallone.

Non ho ancora finito i regali, e non mi riferisco a quelli per le bimbe (che già sono state ampiamente soddisfatte dal calendario dell'avvento), ma per i familiari e gli amici che me li faranno e cui non sarebbe gentile non ricambiare. Non dovrei metterci molto, visto che i destinatari non sono tantissimi e come sempre saranno dei pensieri, qualche capo d'abbigliamento e qualche oggettino originale per la cas. Ma la sindrome da procrastinazione cronica da cui sono afflitta non fa altro che incrementare la ansia, che, a breve, raggiungerà livelli stratosferici.

Non ho ancora messo mano all'organizzazione delle valigie, che saranno questa volta ben più consistenti del solito bagaglio a mano standard, da aereo, che mi accompagna in tutti i miei viaggi al sud-sud (spessissimo viaggio sola con due bambine e non posso permettermi più di un piccolo trolley). Come al solito trascorreremo il Natale dai miei, ma a differenza del solito ci andremo in macchina, quindi vorrei portar giù un po' più di roba che ho lasciato qui in standby da tempo immemorabile. Spero solo di riuscire a ricordare le cose più importanti (anche se sono famosa per dimenticare solo quelle).

Abbiamo partecipato alla festa-tombolata degli scout, ma ci rimangono ancora quelle del corso di ginnastica artistica e della classe di H., per non parlare di quelle aziendali dell'adorato consorte e le telefonate a scopo di augurio da fare ad amici e conoscenti...

Sto cercando di evitare comprare beni deperibili e di consumare tutto quello che c'è in frigo, onde evitare di scoprire al mio ritorno che qualcuno di essi abbia assunto vita propria.

Vorrei lasciare la casa il più ordinata possibile, perchè non c'è niente di peggio che tornare da un viaggio e trovare il luogo in cui si vive nel caos più totale (già il fatto di dover riporre le decorazioni natalizie mi pesa non poco). Poi devo anche mettere in conto la sindrome di Lilliput che mi assale tipicamente a ogni ritorno da casa dei miei a casa mia.

Devo cercare di mettermi alla pari con bollette e pagamenti (che a dicembre sono a dir poco copiosi): non vorrei trovare brutte sorprese di ritorno dalle vacanze.

Infine, non sarebbe male guarire dal mal di gola con relativo abbassamento-di-voce-che-mi-fa-sembrare-un-trans che ho da ieri e che, se tanto mi da tanto, potrei portarmi dietro per molti giorni a venire. Chè, diciamolo, trascorrere il Natale afona e in preda a una sindrome parainfluenzale non è affatto bello!

A pensarci bene, io una soluzione per tutte l'ansia prenatalizia ce l'avrei...
E se spostassimo il Natale di un mesetto?
Suvvia, non è la fine del mondo (sic!).  Non vorreste credere che Gesù sia nato davvero il 25 dicembre!??



Do ut des

"Amore, ti va di assaggiare i muffin salati che ha fatto la mamma?" (li ho fatti per la serata-tombolata degli scout e ho bisogno di esser rassicurata sul fatto che siano mangiabili).
"No, oio gappis" (traduzione: no, preferirei vedere i Bubble Gappies, se non ti dispiace).
"Ma io vorrei sapere come sono venuti. Dopo che assaggi il muffin ti faccio vedere i Bubble Guppies."
"Okkei" (ne introduce in bocca una briciola nanosferica).
"Allora? Come sono?"
"Boni. Gappis."

Monday, 17 December 2012

Sisifo e le frustrazioni domestiche

C'è qualcosa di perverso ed estremamente frustrante nella gestione delle pulizie di casa. Chi mi conosce sa che non sono una maniaca, ma che onde evitare che l'ufficio di igiene dell'asl faccia incursione in casa mia e metta i sigilli al mio appartamento, a volte una ripulita mi tocca anche darla. Noto con sgomento, però che ultimamente (e di questo do la colpa ai termosifoni, perchè non c'è altra spiegazione) si è accelerata la riproduzione dei "gatti pelosi" in casa mia. Passi l'alpirapolvere la mattina, e il pomeriggio già te li ritrovi in quantità industriale rotolanti per la casa come tumbleweeds nel deserto americano. La fuffa regna sovrana. A parte questa, però, solitamente ci si mettono anche le figlie: quando vedo che il soggiorno (che assume anche la funzione di camera delle bambine, camera degli ospiti, studio, atelier, e all'occorrenza sala da pranzo) raggiunge livelli di disordine e incuria insopportabile, faccio sloggiare le infante e comincio il repulisti. Ecco, anche in questo caso, non faccio in tempo a passare lo straccio che già una figlia ha inavvertitamente rovesciato il contenuto del temperamatite sul pavimento, l'altra ha fatto cadere il succo, l'altra ha sparpagliato puzzle, costruzioni e microgiocattoli nell'ordine delle decine, assicurandosi che siano ben mescolati per rendere più difficile l'eventuale riordino, l'altra ha fatto pipì sul divano, l'altra, presa improvvisamente da un raptus creativo che deve espletare necessariamente per terra altrimenti va via, si sdraia circondata da fogli e colori e altro materiale creativo che viene continuamente prelevato dall'altra sorella, che, per non essere da meno, comincia a colorare tutto quello che le viene a tiro e a tagliare con le forbici (la sua recente passione), ogni singolo foglietto alla sua portata (NdR: In realtà le figlie si limitano a due, ma la percezione delle cose non sempre corrisponde alla realtà).
Come un Sisifo moderno mi ritrovo a fare sempre le stesse cose, a ripetere gli stessi gesti, a predicare (inascoltata) le stesse parole, le stesse richieste di collaborazione da parte del resto della famiglia, fino alla disperazione e all'abbandono. Sì, perchè a volte la frustrazione è tale che getto la spugna, e cerco di convincermi che non importa se la casa sia pulita a o meno, che chi mi conosce sa che non amo le visite inaspettate e che le uniche persone che visitano casa mia senza preavviso sono le amiche di H., che, alla fine non ci fanno tanto caso, sia perchè le loro case sono altrettanto disordinate, sia perchè non hanno ancora, a 8 anni, sviluppato quel senso critico delle case degli altri e dell'altrui ordine e pulizia che sarà una piaga della loro esistenza da adulte.
E io, che adulta sono già da un pezzo, e che invidio le case delle riviste di arredamento, che pur avendo l'aria vissuta sono comunque in ordine, vivo in una frustrazione quotidiana e perenne, oscillando tra slanci di autoclemenza (ma in fondo, chissenefrega se la casa non è in ordine) e gridi di angoscia (macchè disordine creativo, questa casa sta cominciando ad assomigliare a una discarcaaaaa! Il mio cervello non può tollerare tutto questo chaos! Bastaaaa!).
Ne verrò mai fuori? Ovviamente no. Giustappunto, mi accingo a rotolare il mio masso in cima al monte...

Saturday, 17 November 2012

Questione di lupi

E' tutto pronto: cintura, cappellino, pantaloni di velluto, camicia, maglione. Ci hanno chiesto di comprare l'uniforme a vostra insaputa e di infilare tutto in una busta, di sigillarla e scriverci sopra il vostro nome.
Tu non lo sai ancora, ma domani sarai ufficialmente una "cucciola". Non solo un'aspirante, ma una scout vera e propria. Penso che a giudicare dall'entusiasmo con cui vai alle riunioni, alla nonchalance con cui assisti a una messa lunghissima dall'omelia tra le più noiose che abbia mai ascoltato in vita mia (e di omelie, nel mio cv ne ho parecchie) pur di partecipare alle attività che si svolgono subito dopo, penso che sia un'ottima cosa. Penso che la tua maestra mia omonima, che ha detto che secondo lei gli scout fanno per te, abbia ragione.
Loro fanno per te e tu fai per loro.
Buona (prima) caccia, sorellina!


Wednesday, 14 November 2012

Risvegli

Stamattina sono stata svegliata da un ditino insistente. Quello della mia figlia più grande, che, essendosi resa conto che erano già le 7.20, ha pensato che fosse il caso di tirarmi giù dal letto, visto che dovevo ancora prepararle la colazione e pregarla di consumarla alla svelta, dovevo aiutarla a decidere cosa mettere e accompagnarla a scuola, come ogni santo giorno. E io che dormivo della grossa perchè mi ero svegliata alle 3.20 convinta che fosse un orario decente e poi avevo provato in tutti i modi a riaddormentarmi, ma la figlia piccola raffreddatissima e con qualche linea di febbre ha pensato che non fosse necessario. Dormire, intendo.
E quando finalmente era riuscita a darsi pace e io un po' con lei, la sveglia aveva suonato e io avevo spento la sveglia dopo due squilli pensando "adesso mi alzo", e mi ero rimessa a dormire. CVD
E alla mia figlia grande devo proprio aver fatto impressione, perchè, una volta alzatami, si è avvicinata a me e mi ha abbracciata e mi ha detto ti voglio bene mamma. E quando le ho chiesto cosa avessi fatto per meritarmi tutte quelle coccole di prima mattina mi ha risposto che pensava ne avessi bisogno, che avevo la faccia stanca.
Ed è vero, ho la faccia stanca, in questi giorni. Sono stanca da capo a piedi. Ho un mal di testa che mi svilisce, non dormo, sono sempre di corsa e ho l'impressione di non combinare niente di buono. Mi sento col morale e il fisico a terra, e per usare un'espressione inglese che rende bene l'idea, I feel sorry for myself.
Niente di grave, sia chiaro. Nessun problema particolare. Ma ci sono giornate così, capitano a tutti, magari a me succede praticamente tutti i giorni più frequentemente che ad altri, ma nessuno è privo di momenti del genere. Ci sono giornate in vorrei stare spenta, in cui mi sveglio dicendomi che oggi proprio nun gliela posso fa', che non è cosa. Invece poi alla fine "gliela faccio" sempre, perchè bisogna, perchè devo, perchè altrimenti è finita.
Chè una ragione per sollevare le palpebre c'è sempre. Non fosse altro per ricevere una coccola mattutina.

Sunday, 11 November 2012

Rivolgersi al bar Lux

La vita quotidiana nella giungla urbana in cui ci è capitato di vivere è spesso complicata. Ci troviamo quasi quotidianamente a rischiare la vita per attraversare la strada sui passaggi pedonali, siamo costretti a respirare i gas di scarico e a tollerare i cumuli di rifiuti che straripano dai cassonetti, a fare lo slalom sui marciapiedi per evitare le cacche di cane, a veder deturpati i muri dei palazzi da orrendi graffiti, a veder gente che urla e si insulta per motivi futili, a veder compresso e svilito il nostro tempo vitale dalla frenesia dei ritmi.
E' sicuramente colpa della metropoli, che abbrutisce i rapporti umani e accentua l'intolleranza, ma anche del fatto che il senso civico in noi italiani è oggettivamente carente, visto che quella di pensare solo al proprio tornaconto e quasi mai al bene comune è una prassi molto più diffusa che altrove.

Ma a volte accadono episodi che fanno pensare diversamente, che non sempre è così, che forse non tutto è perduto in questo pazzo pazzo mondo.

Ora, la famiglia Gingolotti non brilla per ordine e organizzazione. I suoi membri tendono sempre a perdere un po' tutto e sono costretti conseguentemente a dover trascorrere gran parte del loro preziosissimo tempo a cercare quello che sembra sparito nel nulla ma in realtà "è qui, dev'essere qui da qualche parte!". Il capofamiglia ha il primato assoluto della sbadataggine e ha un rapporto con le innumerevoli chiavi che possiede a dir poco conflittuale. Ieri, dopo aver saccheggiato tutta la casa alla ricerca delle chiavi del motorino è uscito ripetendosi a mo' di giaculatoria "dimmi che non le ho lasciate attaccate al cruscotto".
Invece.
Sul cruscotto del motorino (miracolosamente ancora presente là dove lo aveva parcheggiato), ha trovato, al posto delle chiavi, un biglietto dal seguente contenuto: "Rivolgersi al bar Lux".
Lì, con la coda tra le gambe e la faccia a terra, ha riavuto le sue chiavi, ivi consegnate due giorni prima (sic!) da un onestissimo cittadino che ha pensato che lasciarle attaccate al cruscotto non fosse una buona idea.
Il senso civico, dopotutto non è completamente scomparso dagli abitanti di questa città. La metropoli abbrutisce ma a volte l'umanità resiste.

P.S.
Una cura di fosforo non farebbe male alla famiglia Gingolotti.

Wednesday, 31 October 2012

Odio il martedì

h. 8.10 Accompagno H. a scuola.
h. 9.00 Cerco di mettere a posto la casa ma evidentemente l'uragano Sandy ha avuto i suoi effetti devastanti anche da queste parti.
h. 11.20 Esco per la spesa + commissioni varie.
h. 16.20 Vado a prendere H. all'uscita da scuola.
h. 17.30 Accompagno H. in palestra per ginnastica artistica.
h. 18.30 Prelevo H. dalla palestra e la conduco in oratorio per l'incontro scout.
h. 19.30 Telefonata dell'adorato consorte che mi annuncia che tornerà a casa tardissimo per sopraggiunti problemi di lavoro (che novità!).
h. 20.00 Torno in oratorio per prendere H. e riportarla a casa.
h. 20.15 Scopriamo che l'ascensore è guasto. Ci tocca fare i 6 piani che ci separano da casa a piedi, e con A. in braccio (a onor del vero, mi condona l'ultima rampa, perchè decide di salirla da sola).
h. 20.30 Cena (durante la quale H. mi informa che domani si andrà a scuola con una mascherina di Halloween)
h. 21.00 Messa a letto (per fortuna A. mi grazia dalla lettura quotidiana prima dei addormentarsi - aka "eggi ibbo" - accettando che per stasera mi sostituisca H.)
h. 21.30 Bricolage (la maledetta mascherina!!).
h. 22.30 mi metto a letto e cerco di leggere qualche pagina per "conciliare il sonno" (semmai ce ne fosse bisogno).
h. 23.15 Spengo la luce.
h. 24.30 Mi sveglio sentendo i rumori dell'adorato che rientra a casa.
h. 1.30? Mi risveglio col pianto di A. che arriva correndo dall'altra camera e si pianta sul lettone, evidentemente intenzionata a trascorrervi il resto della notte. Da allora in poi cerco di dormire con grande fatica, avendo a disposizione uno spazio molto ristretto, in bilico a 2 mm dal bordo del letto.
h. 6.30 mi sveglio definitivamente e mi alzo dal letto.
Pronta a cominciare un'altra fantastica rutilante giornata!
Aò!!


Il frutto del mio lavoro.

Wednesday, 17 October 2012

Maidiremai

Ho sempre pensato che le mie figlie non sarebbero finite come tanti bambini che conosco, oberati di impegni e appuntamenti già dalla più tenera infanzia.
Ho sempre pensato che H., per la quale io e suo padre abbiamo scelto il tempo pieno per varie ragioni (e, in verità, non ce ne siamo mai pentiti), passasse già abbastanza tempo in un luogo chiuso (casa sua esclusa) impegnata in un'attività strutturata (in quel caso quella scolastica).
Ho sempre pensato che un'attività extra-scolastica fosse più che sufficiente, e visto che H. tendeva da piccola a cadere molto spesso e le poteva essere utile fare un'attività che la aiutasse ad avere una buona postura e un buon andamento, abbiamo scelto la ginnastica artistica (scelta che si è rivelata vincente, visto che H. negli anni si è appassionata a tal punto a questa disciplina da non volerla cambiare per nulla al mondo).
Ho sempre pensato che il tempo libero dell'infanzia è prezioso, e che i bambini hanno anche il diritto-dovere di annoiarsi, ogni tanto, e che debbano scegliere quello che fare o non fare giorno per giorno.
Ho sempre pensato che: dopo scuola, gioco libero a go-go!
Ho sempre pensato allo stress che sarebbe anche per me, dover accompagnare le bambine a destra e a manca tutti i santi giorni.
Ho sempre pensato che, no, le mie figlie non canteranno mai le strofe della canzone delle Tagliatelle di Nonna Pina* con cognizione di causa!!!!

Ma allora perchè... come mai... come è potuto succedere che da quest'anno si faccia:
ginnastica artistica (due volte a settimana)
pianoforte (una volta a settimana)
catechismo (una volta a settimana)
scout (due volte a settimana)
arte (una tantum)
inglese (quando la mamma è in vena)

E' evidente che la cosa mi è sfuggita di mano. Forse è meglio che vada a riascoltarmi le tagliatelle....



Invece oltre la scuola cento cose devo far:
inglese, pallavolo e perfino latin-dance.
E a fine settimana non ne posso proprio più (...)
La situazione è grave ed anche i miei amici
son tutti un po' stressati per il troppo lavorar.
Il tempo pieno a scuola non lo vogliamo fare,
vogliamo star con mamma e papà.
Ma intanto mi hanno iscritto anche a un corso di kung-fu
sfruttando l'ora buca fra chitarra e ciclo-cross.
È veramente troppo io non ce la faccio più (...)

Monday, 15 October 2012

Ntikitì totò!

Scena tipica (tre mesi fa):
"Vuoi bene alla mamma?"
"No."
"Vuoi bene al papà?"
"No."
"Vuoi bene a Nunù?"
"No."
"C'è qualcuno a cui vuoi bene?"
"No."
E subito dopo il sorriso sornione di chi ha capito che esiste anche il sì oltre al no, ma che vuole riservarsi di pronunciarlo solo quando decide lei (cioè mai).

Scena tipica (adesso):
"Vuoi bene alla mamma/ al papà/ a Nunù, all'intero genere umano?"
"Sì. Taaatto." (pronunciato col capetto riccioluto reclinato sulla spalla, pronto ad accogliere la sua dose di baci e di "ma grazie amore mio, anch'io tanto!").



E' tarda nel linguaggio la nostra secondogenita, ma si fa capire, a volte anche troppo. Quando tardiamo a rispondere alle sue richieste, spesso diventa una furia. "Ma come fate a non capire!!? Ma che genitori tonti mi sono capitati!? L'alicese è una lingua universalmente conosciuta: chimelodovevadireammè che dovevo aver a che fare proprio gli unici due che non capiscono un'acca?" (testo liberamente tradotto).

Eh, già. Perchè che ci vuole a capire che atititi vuol dire all'occorrenza "voglio salire" o "voglio scendere"?
Che meha significa banana.
Ihato, gelato.
Popopoio, pomodoro.
Cacacaio, cucchiaio.
Ammi, prendimi in braccio.
Aua uovo.

L'unico dubbio che qualcuno poco avvezzo a questa lingua potrebbe avere è su "ntikitì totò". Inizialmente si è ipotizzato che si trattasse di un rifermento al cuginetto Lolò (detto Totò) ma poi si è scoperto, dopo aver analizzato il contesto in cui è pronunciata, e grazie all'aiuto di una interprete esperta quale è H. (che come tutte le sorelle maggiori è traduttrice accreditata della minore) che questa frase ha un diverso significato dal sapore ben più profondo: "la vita è difficile".


What else?

NB: Con questo post partecipo, a mio modo, all'iniziativa di Suster.