Monday 30 March 2009

A spasso per la Capitale

Una domanda ricorrente, da quando dopo qualche anno di permanenza a Londra, abbiamo deciso di prendere baracca e burattini e tornare in Italia (Roma), e': meglio qui o li'?

La mia risposta fissa a questa domanda e': "Boh!" In effetti, se c'e' una domanda a cui non so dare una risposta e' proprio questa. Non so se vivere a Roma o in qualsiasi altro posto nel mondo sia meglio o peggio, ma semplicemente diverso. Potrei fare liste e liste dei pro e contro del fatto di vivere in una o in un'altra citta', ma arrivero' sempre alla conclusione che in tutti i casi i pro e i contro si bilanciano, e sono sicura che sara' cosi' anche quando e se decideremo di andare a vivere ancora in un altro Paese.

Devo ammettere che il trasferimento UK>Italia e' stato abbastanza traumatico, visto che per i primi mesi siamo stati sballottati da un ufficio all'altro per poter cambiare la nostra residenza (situazione aggravata dal fatto che mia figlia e' nata a Londra e pur essendo stata registrata all'AIRE, qui in Italia "non risultava", e dal fatto che mio marito non e' cittadino Europeo): file interminabili, intoppi burocratici, caldo caldo caldo. Confesso che i primi tempi ho pensato: "ma chi me l'ha fatta fare?". Poi, come succede sempre, e' subentrato l'adattamento, che e' quel meccanismo che scatta a salvaguardia della mia salute mentale, e che mi consentirebbe, sono certa, di riuscire a vivere dappertutto (o quasi).

Alla fine, come direbbe Gatto Panceri, "sto bene dove sto e sto male ovunque un po'".


Trovo che una delle stategie per stare meglio nella citta' in cui si vive e' (mi si personi il gioco di parole) di vivere la citta': uscire, percorrere le sue strade, possibilmente a piedi, visitarne i musei, le chiese, i monumenti, i parchi, imparare a conoscere i quartieri diversi dal proprio o da quello in cui si lavora. Scontato? Beh, non molto. Mi e' capitato parecchie volte, chiacchierando con alcune amiche yummy mummies (come le chiamo io) di scoprire che i loro figli (dell'eta' di H. o anche piu' grandi) non hanno mai preso un mezzo di trasporto a Roma, non hanno mai visto il Colosseo, o S.Pietro, ne' sono mai stati a Villa Borghese o in nessun'altro grande parco della citta'. Nel fine settimana, quando i genitori sono liberi, si va dai nonni (cioe' ci si sposta da un luogo chiuso a un altro) o a fare la classica gita fuori porta (Ostia, Castelli, o altre localita' fuori Roma) o nei centri commerciali.

Non a caso, quando noi facciamo i nostri giri per il centro la domenica, troviamo solo turisti.

Bisogna viverla, la citta'. Anche per dare valore a quello che spesso ci si sente dire: "Ah, vivi a Roma (o Trento, Savona, Lecce, Canicatti', Timbuctu), che bello dev'essere!"

In foto: una distesa di pratoline a Villa Borghese, Porta del Popolo, i leoni di Piazza del Popolo, via del Corso, via Condotti e Trinita' dei Monti.

9 comments:

  1. Non ci crederai ma proprio qualche giorno fa facevamo lo stesso ragionamento con Roby, prendendo la ferma decisione di impiegare i nostri futuri fine settimana a visitare la città: tra le prime tappe in programma museo, castello (Aragonese e Scilla) e quant'altro. Riusciremo a mantenere l'impegno vista la mia spaventosa pigrizia? Ti farò sapere!! Baci, Lucia

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  2. Che coincidenza, anche noi sabato mattina eravamo in centro, a piazza della Repubblica e per la precisione, in pieno corteo!!!
    Siamo andati da Melbook a via Nazionale, io non la ricordavo affatto la libreria, ma mio marito dice che ci siamo stati già! Boh, con chi ci sarà stato?
    Comunque hai proprio ragione, anche a noi piace tanto girare al centro e alle bambine piace prendere i mezzi pubblici!
    Quest'anno poi abbiamo deciso di "non rinchiuderci a casa" dei rispettivi nonni per Pasqua e saremno in Umbria, a loro dispiacerà, ma credo bisogna bilanciare le esigenze degli altri con le proprie e quest'anno tocca a noi!
    P.S. Se vi va possiamo incontrarci qualche domenica in centro!!!
    Baci

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  3. Ora che sono in UK mi manca l'Italia, fossi in Italia mi mancherebbe l'UK.

    Incontentabile, I know.

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  4. Nemo, anche a me succede, quando sono fresca di trasferimento.
    Prova a leggere i giornali italiani, mentre sei in Inghilterra (e viceversa, quando sei in Italia): la sensazione di sollievo per il fatto stare dove sei è immediata!!

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  5. Ciao io vivo in una granade e spaventosa città , Milano.
    Mi sono fatta una teoria che è molto simile alla tua, alla fine non riusciamo mai a vivere per intero come percezione la città, ci rifugiamo nel nostro quotidiano e vediamo al massimo il limite del nostro quartiere.
    Vediamo le stesse persone frequentiamo gli stessi luoghi, alla fine diventa come vivere in un grande paese.
    Questo credo sia il bello di vivere in città, perchè ci si sente appartenenti a qualcosa e non mine isolate.
    Comunque noi, vuoi perchè ho l'avvesione per le auto, giriamo sempre a piedi, e credo che sia davvero l'unico modo per godersi un luogo, campagna città boschi montagne etc...

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  6. mentre iniziavo a scrivere questo commento, con Ale sulle ginocchia, lui ha vsto la foto della pussy cat che sta giusto vicino alla finestra sui commenti, e continua a ripetere il nome di tua figlia !! cmq pure io sento un certo sollievo a leggere i giornali italiani e stare in un altro posto, pure io sono impazzita per i documenti di mio marito che non é europeo e in piú rispetto a te forse mi sono arrabbiata per le reazioni della gente con lui e con Ale che ha tratti "esotici"; ora sto prendendo tutto da un altro punto di vista e spero solo che in Italia non si perda la tolleranza e il rispetto per i diritti umani

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  7. Le "reazioni della gente" purtroppo le abbiamo vissute anche noi (forse piu' io che mio marito, forse perche' io sono piu' "sensibile" a questo genere di cose). All'inizio mi dava estremo fastidio quando, al commissariato per fare il permesso di soggiorno, davano del "Lei" a me e del "tu" a mio marito, o quando si dava per scontato che mio marito fosse musulmano, e tante altre forme di pregiudizio che ancora mi capita di notare qua e la', ma che ormai prendo per quelle che sono: semplice ignoranza.

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