ROMA AMOR

Sono ritornata a Roma solo per una settimana, giusto il tempo di:

1. ridare alla casa (particolarmente provata dalla presenza unica di mio marito, il cui disordine e' patologico) una parvenza di vivibilita' (magari applicando i buoni propositi di decluttering di cui ho gia' parlato,
2. lavorare in modo piu' efficace e meno frustrante, grazie all'ADSL (visto che la zona in cui vivono i miei, e che io chiamo significativamente il buco nero, non e' coperta ne' dal broadband, ne' dalla rete delle principali compagnie di telefonia mobile),
3. approfittare degli ultimi giorni di saldo per fare un paio di indispensabili acquisti, piu' per il mio adorato consorte (che non compra mai niente, neanche sotto tortura) che per me e H. (che invece abbiamo vestiti e scarpe da vendere).
4. riaddomesticare e farmi riaddomesticare dal mio adorato consorte (vedi Petit Prince), dopo la lunga separazione estiva.

H., nonostante le numerose sollecitazioni a partire con me, ha preferito rimanere dai nonni.
"Mamma, non vengo a Roma con te, ma ti voglio bene lo stesso."
Rassicurata da queste parole (!?), rieccomi nella capitale, che trovo sbattuta dal sole, particolarmente sporca, meno concitata e popolata dagli indigeni, e quasi inerme e indifesa di fronte alle orde di turisti, e al lassismo e la noncuranza di chi e' rimasto in citta' in questo agosto rovente. Se dovessi descrivere le impressioni che questa citta' mi suscita, la paragonerei a una donna anziana che lascia trasparire la sua bellezza passata e conserva un discreto fascino ma e' terribilmente trasandata e sciatta. Quando penso a Roma, ho davanti l'immagine di chi ha dato tanto nella propria esistenza e trascorre il tempo che gli resta da vivere stancamente, abbandonato a se' stesso.
Roma: bella e decadente. Unica, sia in positivo che in negativo.