Sunday 13 July 2014

Usa & Canada (day 2): New York

Domenica 15 Giugno 2014
Purtroppo il jet leg non perdona, e alle 4 del mattino siamo svegli come grilli. Il mio adorato consorte approfitta della sveglia anticipata per intraprendere una conversazione assolutamente inconcludente con il call centre del suo gestore telefonico che gli ha addebitato per l'utilizzo di internet all'estero dei costi che avrebbero dovuto essere compresi nel suo piano tariffario. Morale della favola: una volta usciti dall'hotel, l'adorato si è "visto costretto" a comprare una scheda americana (non sia mai che rimanga senza internet!). Io ho approfittato invece della levataccia involontaria e del wifi dell'hotel per comunicare con le bimbe.



Il nostro hotel si trovava a breve distanza da Central Park, quindi è lì che ci siamo diretti quando abbiamo deciso di uscire. Erano le 6.30 del mattino, di domenica, quindi in giro c'era pochissima gente, solo gli irriducibili runners che nel giro di poco tempo si sono moltiplicati a dismisura. Erano lì, abbiamo scoperto dopo, per partecipare ad una corsa organizzata per il Portugal Day.
Central Park è l'unico polmone verde di New York, l'unica oasi naturalistica di una città altamente cementizzata. Non sorprende che sia frequentatissimo, da sportivi, turisti, cittadini in cerca di tranquillità.








Da Central Park siamo arrivati a piedi a Times Square, dove ci siamo sentiti quasi travolti dall'abbondanza di negozi, insegne luminose, figuranti, turisti. Me l'aspettavo molto più grande di com'è, pensavo avesse l'aspetto di una piazza, invece in realtà più che una piazza è un'incrocio di strade, in parte transennato per gli immancabili lavori in corso (che evidentemente sono il tratto distintivo di questa città: sono ovunque!).









Come tutti ci siamo seduti sulla scala rossa che offre una buona visuale della ressa che popola la piazza, se non fosse per la presenza di una statua (di cui, dalla scala, si vede la grossa croce posteriore) dedicata a Father Duffy, che ostacola parte della vista.
La via è a dir poco brulicante: oltre ai turisti e alle decine di figuranti travestiti da personaggi Disney che chiedono se si vuole una foto, abbiamo visto nell'ordine: un body builder superunto che mostrava i muscoli a un fotografo, un'attrice di Bollywood vestita con sontuosissimo sari immobile per svariati minuti mentre veniva ripresa, tre ragazze quasi completamente nude se non fosse per un perizoma e il body painting da cui erano ricoperte che dava l'illusione che fossero in maglietta e pantaloncini di alcune squadre di calcio partecipanti ai mondiali. 
Un posto in cui si potrebbe rimanere ore a guardare la gente che passa o staziona senza annoiarsi, a meno che non si soffra di agorafobia!
Da Times Square abbiamo passeggiato per la 5th Avenue con varie fermate, tra cui la National Library (dove ci siamo ripromessi di tornare, perchè ancora chiusa), Macy (da cui siamo passati solo per dovere di cronaca, ma non abbiamo acquistato nulla) Old Navy (in cui abbiamo il cosiddetto tshirt shopping dell'adorato consorte: alla fine del viaggio avrà comprato qualcosa come 30 magliette), l'Empire State Building, Madison Square Garden e Shake Shack (famosa catena di fast food) dove, aver quasi litigato per conquistare un tavolo, abbiamo pranzato.

Action figures




ESB
Madison Square Garden
National Library

City Hall Park - Manhattan
Il pomeriggio, dopo una breve capatina in hotel, ci siamo diretti al Museum of Natural History (da noi chiamato Museomuseo, da una definizione attribuitagli dalla nostra figlia maggiore quando vide per la prima volta il film che ivi si svolge: "Una notte al Museo").
Arrivati a Museomuseo la bigliettaia ci ha informata del fatto che stava per scattare l'entrata libera domenicale, un'ora prima della chiusura, quindi su suo suggerimento siamo entrati gratis, riservando il biglietto del nostro City Pass a una visita successiva.



Singolare, la somiglianza tra i due soggetti rappresentati nella foto...
Di ritorno da Museomuseo siamo passati dallo Strawberry Fields Memorial , la mattonella-memoriale realizzata da Yoko Ono in ricordo di John Lennon, nell'angolo di Central Park più vicino al Dakota, palazzo in cui viveva e davanti al quale è stato ucciso. Impossibile trovare sul Dakota una targa che ricordi questo evento, anche al di là delle impalcature che ne ricoprono la facciata (ma và!) in restauro.


Infine una breve capatina da Barnes & Noble in cerca di suggerimenti letterari.
In hotel siamo praticamente svenuti, stremati dai quasi 28 km percorsi.

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