Saturday 28 February 2015

Nonna Lupa (teta Dibe)

Probabilmente chi andrà avanti nella lettura del post penserà che questo blog si stia trasformando nella pagina dei necrologi. Lungi da me la volontà di portarlo a questa deriva (che tra l'altro potrebbe essere ovviata se solo mi decidessi a scrivere più spesso), ma non potevo non commemorare anche qui il ricordo di un'altra teta che ci ha appena lasciati e la cui scomparsa è - se vogliamo - ancora più dolorosa di quella dell'altra teta, che di questa era la madre. Dolorosa perchè con la nonna il mio adorato consorte aveva un rapporto speciale, tanto che non a caso quando si trattò di scegliere il nome della sua primogenita pose il veto: si chiamerà come la mia teta.
Evidentemente la figlia, pur essendo malata da tempo, ha aspettato che la mamma le mostrasse la strada e, a distanza di quattro mesi, entrambe hanno lasciato questa terra. Pur avendo avuto delle vite molto simili per durezza (essendo state testimoni oculari del passaggio della "Parigi del Medioriente" allo stato infernale in cui la guerra ha portato Beirut per decenni) e per la famiglia numerosa (anche teta H. ha avuto 7 figli), avevano della vita due concezioni diverse.
Se della madre ricordo soprattutto la forza e la determinazione, della figlia ricordo la dolcezza, la generosità e soprattutto l'originalità di pensiero. In realtà, a causa della distanza (e poichè negli ultimi anni si era ammalata di quella che io chiamo la "malattia della perdita" - l'Alzeihmer - in quanto porta gradualmente a perdere la memoria, i ricordi, il contatto con la realtà e infine sè stessi), non posso dire di averla conosciuta a fondo, ma dai nostri pochi incontri e dai racconti di chi le vuole bene ho maturato un'idea precisa di lei.
La cosa che mi ha sempre colpito di H. è il fatto che fosse forse l'unica donna che io abbia conosciuto personalmente, dotata di quella dote (rarissima negli esseri umani) che è la capacità di perdonare anche le peggiori offese. Non che non si arrabbiasse, suppongo che come tutti gli scorpioni fosse capace di sfuriate memorabili. Ma quella capacità di andare oltre la colpa di chi le stava intorno, quel suo accettare anche cose che a parere di tanti potrebbero risultare inaccettabili, quella è la cosa che mi ha sempre sorpreso e che ho ammirato di più. Non so quante donne avrebbero perdonato un marito fedifrago e avrebbero accettato i figli nati fuori dal matrimonio come se fossero stati i propri. Accettare, se non comprendere le debolezze degli altri. Una capacità di perdonare a prescindere da tutto e da tutti (dall'orgoglio ferito, dalle opinioni della gente - parenti e conoscenti - che, immagino saranno stati strenui oppositori della sua decisione, in nome della volontà di preservare la reputazione della famiglia), una determinazione e una capacità di andare oltre le convenzioni decisamente fuori dal comune, in perfetta linea con il Vangelo (non a caso era religiosissima), dove "porgi l'altra guancia" non significa vivere da vittima ma con coraggio, generosità e intelligenza e così acquistare dignità su questa terra oltre che un posto in paradiso.
Un'idea di famiglia assolutamente moderna, una "famiglia allargata" ante-litteram, che ruotava intorno a questa mamma che ha fatto dell'amore per la famiglia, i bambini (tutti, senza distinzioni), la vita in genere, il principio guida di tutti i suoi giorni.
Quando era piccola H. si ammalò gravemente, e come era tradizione in Libano, le fu dato il soprannome di una bestia, poichè a quei tempi si credeva che dando a una neonata in pericolo di vita il nome di un animale l'angelo della morte non si accorgesse che era una bambina e la risparmiasse. Per lei fu scelto il nome di Dibe (lupa) . Penso che indubbiamente questa scelta le abbia segnato il destino facendola diventare realmente la lupa che protegge i cuccioli da tutto e da tutti e, come Raksha del Libro della giungla, adotta un cucciolo che non le appartiene.
Solo in questi giorni ho realizzato che, sorprendentemente, mia figlia H. oltre a prendere da teta Dibe il nome anagrafico, ne ha ripreso in qualche modo anche quello non ufficiale, visto che, almeno nel suo branco scout, è una "lupetta".

Corri incontro alla vita senza pensieri, lupetta mia, la tua teta da lassù saprà infonderti il coraggio di cui hai bisogno.

"Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli,
ma non avessi l'amore,
sono come un bronzo che risuona
o un cembalo che tintinna.
E se avessi il dono della profezia
e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza,
e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne,
ma non avessi l'amore,
non sarei nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze
e dessi il mio corpo per esser bruciato,
ma non avessi l'amore,
niente mi gioverebbe. L'amore è paziente,
è benigno l'amore;
non è invidioso l'amore,
non si vanta,
non si gonfia,
non manca di rispetto,
non cerca il suo interesse,
non si adira,
non tiene conto del male ricevuto,
non gode dell'ingiustizia,
ma si compiace della verità.
Tutto copre,
tutto crede,
tutto spera,
tutto sopporta.
L'amore non avrà mai fine".






No comments:

Post a Comment