Friday, 27 November 2009

Calling in sick

Capita, la mattina, di guardare la propria figlia negli occhi e capire subito che c'è qualcosa che non quadra.
Capita di allungare la mano a verificare se il sospetto è fondato.
Capita di misurarle la temperatura a ulteriore conferma. 37 e qualcosa: non un febbrone da cavallo (thanks God), ma di quelle febbricole stupide (con annessa tossetta stizzosa) che tolgono la voglia di uscire quel tanto da non farle avanzare proteste quando il papà sentenzia: "Niente scuola. Oggi rimani a casa. E, se ci riesco, ci rimango anch'io" (poi, come volevasi dimostrare, lui - il lavoratore indefesso - non c'è rimasto).
Capita di chiedersi: e adesso come occupiamo le prossime 13 e passa ore?


Comincia così la rassegna dei giochi: da quelli più stanziali, tipo la pittura e i puzzle, o i giochi al computer, le carte, la vestizione dei pupazzi, a quelli più dinamici: campanaro, hula hoop (di cui H. è ormai quasi da Guinness dei primati), palla (che a casa nostra ha la doppia funzione di planisfero), yoga per bambini (che pratichiamo grazie all'aiuto delle flash cards gentilmente concesse dalla fantastica Meg di Sew Liberated), il ballo, la cucina (nello specifico, la realizzazione di un polpettone).

Capita che si ricorra anche ai provvidenziali cartoni per poter anche lavorare un po' e che la giornata si concluda con la consueta lettura di fiabe e racconti.
Una tranquilla giornata di riposo.

1 comment:

  1. Dopo quasi 10 giorni di reclusione causa mia influenza + varicella di Emma....COME TI CAPISCO!!!!

    ReplyDelete