Saturday 14 November 2009

Lebanon, as far as I know

Ci sono dei Paesi che, più di altri, sono vittime di preconcetti. Paesi di cui solitamente abbiamo un'idea piuttosto generale, approssimativa, imprecisa.

Il Libano e' uno di quelle nazioni per cui e' facile, con quel poco che se ne sa in Italia, farsi un'idea generale non totalmente rispondente a realta'.

Certamente la distanza non aiuta, perche' per conoscere un Paese e farsene un'idea non troppo lontana dalla realta' bisogna viverci, o perlomento visitarlo piu' volte, e non solo da turisti. E non aiuta neanche il fatto che in Italia le notizie di giornali e tg sui Paesi extraeuropei si limitino alle guerre (e neanche tutte) e alle catastrofi naturali.


Quando ho visitato il Libano per la prima volta ho volutamente cercato di sospendere il giudizio per godere al meglio della scoperta di questi luoghi e delle persone che ci vivono. Ciò significa che ho dovuto mettere da parte proprio gli stereotipi che sono generalmente associati a questo Paese. L'ho fatto, facilemente e volentieri, perchè il mio rapporto col Libano non è prettamente turistico ma di tipo affettivo (perche'e' il Paese di mio marito, e quello in cui vive gran parte della sua famiglia), vagamente "familiare" (perchè assomiglia molto al sud d'Italia, dal quale provengo), e di grande curiosità e interesse (perchè solitamente mi interessa e incuriosisce tutto quello che non appartiene alla mia cultura).

Solitamente i primi termini che vengono in mente a chiunque quando si parla del Libano sono:
la guerra, il mondo arabo, l'Islam, il caos.
Di questi stereotipi, mi sento di sottoscrivere pienamente solo l'ultimo. Sugli altri, bisogna fare dei distinguo.

Il Libano è effettivamente un Paese caotico, di quelli che non sanno cosa sia la pianificazione urbanistica, in cui non esiste una casa o un palazzo uguale a un altro, in cui le strade formano un dedalo intricatissimo, in cui non esiste ora in cui non si trovi traffico per strada, in cui l'automobilista è sovrano e il pedone che voglia anche solo attraversare la strada rischia la vita (non sto esagerando: i passaggi pedonali praticamente non esistono, così come i semafori e gli stop, i marciapiedi sono rari, e quando ci sono, quasi impraticabili), in cui anche guidare (come ho fatto io per la prima volta, durante quest'ultima visita) può essere un'esperienza traumatizzante e gratificante al tempo stesso (perchè ti da l'impressione che se sei riuscito a guidare per le strade di Beirut senza provocare o essere vittima di incidenti, sarai capace di guidare ovunque).

Esteticamente Beirut assomiglia alle città del nostro sud: disordinata, sovrappopolata, in preda ad un'urbanizzazione selvaggia e feroce. Un enorme formicaio in piena attività. Il Libano è il Paese degli estremi, dei contrasti, e il volto della città mostra perfettamente questi contrasti: il nuovo si associa al vecchio con grande nonchalance, case fatiscenti e abbandonate a se stesse si affiancano ad edifici nuovissimi e opulentissimi. Per le strade si trova una quantità spaventosa di automobili superlussuose, di grossa cilindrata, che sulle autostrade a 4-5 corsie si affiancano a macchine così vecchie e decrepite che ci si chiede come facciano ancora a muoversi senza perdere i pezzi per strada (le utilitarie sono rarissime).

La guerra ha dilaniato questo Paese per più di trent'anni, e i segni sono ancora visibili ovunque (grattacieli super moderni si affiancano a palazzi trivellati dai proiettili, a perenne memoria delle battaglie a fuoco che si svolgevano per strada), ma si ha l'impressione che il Libano abbia perfettamente incarnato le caratteristiche dell'araba fenice, che moriva e rinasceva dalle proprie ceneri: è tipico del libanese-tipo il fatto di non demordere e andare avanti nonostante le condizioni avverse, mantenendo un atteggiamento spavaldo e, nonostante tutto, ottimista.

La guerra è, nella vita dei libanesi, come una musica di sottofondo cui si è ormai abituati: abbastanza lontana perchè non disturbi troppo, ma pur sempre presente. E speriamo che nessuno decida di alzare il volume, perchè sarebbe un bel guaio..

La vita continua, ed è una vita molto attiva, fatta di incontri, visite, shopping, uscite, ristoranti, night club: un'enorme varieta' di luoghi di divertimento. Non a caso per la sua "movida" Beirut è stata nominata dalla CNN come destinazione privilegiata del turismo nel 2009 e come "best party city of the world", e, notizia dell'ultima ora, anche l'Observer l'ha ampiamente e riccamente citata in un lungo articolo come una delle principali destinazioni turistiche del 2010.

Si ha l'impressione che ogni occasione sia buona per festeggiare, e chi non puo' permettersi di farlo fuori, lo fa a casa, in piccolo.

Il Libano è a tutti gli effetti considerato un Paese arabo, visto che la lingua ufficiale è l'arabo (associata al francese). Ma provate anche solo ad accennare, in presenza di un libanese, (soprattutto se maronita, ma anche musulmano liberale) un discorso che inizi con le parole "Voi Arabi...": vi parlerà per ore delle sue origini fenicie esibendo una serie di dettagliatissime prove che confutano l'appartenza araba del Libano!

Il Libano è un Paese multiculturale e multireligioso. Le confessioni religiose presenti sono tante e tali che e' difficile ricordarle tutte: ufficialmente conta quasi il 70% di musulmani (mentre prima della guerra la maggioranza era cristiana) che si dividono in sunniti, sciiti, ismaeliti e drusi (che non sono propriamente musulmani, ma si avvicinano molto..) il resto sono maroniti, ortodossi, melchiti, armeni, siriaci-ortodossi, siriaco-cattolici, copti, assiri, caldei, cattolici di rito latino etc.

A ogni passo si trova una chiesa di rito diverso. Un tale melting pot di religioni e culture diverse che è praticamente impossibile che non vi sia un tipo di osmosi tra di essi, ed è comprensibile che i libanesi preferiscano rivendicare le proprie origini fenicie e la loro appartenenza alla grande cultura mediterranea. Considerano sè stessi come i più occidentali dei popoli mediorientali e lo sono sia geograficamente che fattivamente.

La cosa che invidio molto a questo Paese è proprio l'apertura nei confronti degli altri Paesi che, se da un lato gli ha permesso, haimè, di essere invasa e occupata da tanti popoli vicini, gli ha anche dato la possibilità di arricchirsi culturalmente parlando. La lingua parlata (il dialetto libanese) ne è una testimonianza, essendo un dialetto arabo che accoglie un'altissima percentuale di prestiti linguistici, soprattutto francesi e inglesi (una frase tipo è: "Hi, kifak? ça va?).

Un'altra cosa molto invidiabile è la capacità di parlare più lingue già dalla più tenera infanzia: in Libano è raro incontrare qualcuno che non che non sia almeno bilingue, fino ad arrivare ai casi in cui di lingue se ne parlano cinque (vedi mio marito) o la figlia cinquenne di una nostra amica (Libanese ma nata in Ecuador), che parla correntemente 4 lingue!

Il Libano è un Paese in cui si può trovare il bello e il brutto. Un Paese inquinatissimo (e non solo per le conseguenze della guerra) ma che ospita alcune tra le più belle meraviglie naturali del mondo. Un Paese in cui, è visibile, la povertà affligge una parte considerevole della popolazione, ma in cui si tende anche ad ostentare una ricchezza esagerata. Un Paese votato alla spiritualità e al misticismo, così come alla venalità e all'interesse. Il Paese della fede incrollabile e della superstizione.

Il Paese della luce e del buio.
E' un Paese che si può amare o odiare. Sicuramente non si può restarne indifferenti.

7 comments:

  1. Oh, grazie per le foto e il riassunto - molto interessante!

    ReplyDelete
  2. Grazie per questo racconto del Libano "dal di dentro",molto interessante! :)
    un abbraccio Daniela

    ReplyDelete
  3. Ciao, bentornati!! In effetti deve essere stupendo poter conoscere e sperimentare in prima persona posti così belli e contraddittori. Spero che continuerai a raccontarci di questa vostra esperienza, di com'è stato per H. che seppur non è la prima volta è come se lo fosse vista la tenera età che le regala l'opportunità di vedere le cose sempre con occhi nuovi. Un grande abbraccio.

    ReplyDelete
  4. Grazie per la voglia di renderci partecipi di quest'esperienza.
    Da buona sociologa sono curiosa della vita familiare in Libano e di come vive tua figlia il confronto fra le due culture.
    A presto.

    ReplyDelete
  5. trovo incredibile come noi stranieri cogliamo tutti le stesse impressioni da questo paese che ci strega. un paese che riesce a farsi odiare quando ci sei e a farsi desiderare quando ne sei fuori.

    ReplyDelete
  6. Sto leggendo a ritroso tutto il tuo blog. Complimenti, è molto interessante.

    ReplyDelete
  7. Anche scopro di essere profondamente ignorante riguardo la realtà di questo meraviglioso Paese, che in qualche modo ti appartiene.
    E quando tu dici che il Libano si può odiare o amare, io da come ne parli mi sento già di amarlo! che meraviglioso inguacchio di culture che dev'essere! Che straordinaria e poetica rivendicazione quella delle proprie origini fenicie! (sarebbe un po' come se noi in Italia ci definissimo etruschi!!!)
    Araba fenice, è proprio il caso di dirlo...

    ReplyDelete