Wednesday, 8 September 2010

A rebours

Adesso che sia avvicina la seconda volta, riaffiorano i ricordi della prima. Alcuni vividi alcuni un po' offuscati dal tempo e dalla mente che, dopo averli selezionati, li ha parzialmente rimossi e messi in un angolo.

Ricordo, a poche settimane dal parto, il prurito insopportabile e irrefrenabile, alla schiena le mani le gambe. Ricordo che era tale da non lasciarmi dormire e che inizialmente pensavo di avere le pulci nel letto (di conseguenza mi aveva preso un impulso irrefrenabile a cambiare e lavare le lenzuola tutti i giorni) e, visto che diventava sempre più forte, come faccio di solito quando c'è qualcosa che non mi spiego, di essere ricorsa ad internet per capire cosa mi stesse succedendo.
Ricordo di aver parlato della possibilità che si trattasse di colestasi ostetrica con l'ostetrica, e del fatto che lei mi rimandò al medico per gli esami del sangue.
Ricordo la telefonata della dottoressa che mi annunciava che avrei dovuto anticipare il parto, per induzione, e che avrei dovuto iniziare i monitoraggi da subito.
Ricordo la sottile angoscia che mi prese, cosa che mi succede sempre quando qualcosa di programmato salta e mi assale la sindrome del "credo di non essere pronta".
Ricordo la telefonata ai miei, per avvertirli che avrei dovuto anticipare di due settimane il loro volo per Londra.
Ricordo di aver storto le labbra quando mi annunciarono che avrei partorito il 2 Novembre.
Ricordo i monitoraggi, della donna che li faceva contemporaneamente a me: una signora poco più che quarantenne che aspettava due gemelli (ed era alla quarta gravidanza) e raccontava che anche la figlia maggiore era incinta e avrebbe partorito di lì a poco.
Ricordo la notte prima del ricovero, trascorsa quasi completamente insonne, come tutte le notti prima degli esami e delle prove importanti della mia vita.
Ricordo di essermi alzata presto al mattino e, ancora in pigiama, di essere entrata in cucina (la piccola ma deliziosa cucina dalle pareti verdi di Beckton) per far colazione, di aver allungato la mano sull'interruttore della luce, e di aver sentito la lampadina scoppiare letteralmente sopra la mia testa. Ricordo di aver chiamato mia madre e C. perchè mi aiutassero a togliere i vetri dai capelli.
Ricordo che non fu possibile ripristinare la corrente e che dovetti lavarmi e vestirmi alla poca luce che veniva dall'esterno.
Ricordo di aver preso la borsa dell'ospedale con la vaga sensazione di aver dimenticato qualcosa (sensazione onnipresente quando lascio la mia casa).
Ricordo di aver preso l'autobus per andare in ospedale (è una cosa che impressiona sempre, quando la dico, quella di esser andata a partorire in autobus..).
Ricordo l'ansia che mi ha assalito quando ho visto l'ospedale, immerso nell'atmosfera uggiosa di un novembre londinese.
Ricordo l'attesa infinita, l'ansia frammista alla noia e anche un po' la soddisfazione che il tempo stava passando e che il 2 Novembre stava per terminare.
Ricordo che era sera tardi quando mi annunciarono che si era finalmente liberato un posto in sala parto, e chiesi a mia madre di avvertire C. che nel frattempo era passato al lavoro.
Ricordo che quando mi ruppero le acque sulla barella, la inzuppai a tal punto che l'ostetrica, Joyce, mi disse che era la prima volta che le succedeva di vedere acque così abbondanti.
Ricordo di aver incontrato per qualche attimo il chirurgo originario dei Caraibi che era di guardia quella notte, che mi parlò anche qualche parola d'italiano visto che aveva studiato per un breve periodo in Italia.
Ricordo che nel passaggio da una camera all'altra persi la tessera sanitaria.
Del travaglio ho un ricordo vago: ricordo che durò più di otto ore e le contrazioni erano forti.
Ricordo che ero esausta, con un bisogno disperato di dormire, ma ogni volta che ci provavo, era una nuova scossa di terremoto.
Ricordo che mia madre e C. mi hanno accompagnata lungo tutto il travaglio. C. sostiene che quello sia stato il giorno più brutto della sua vita (che per uno che ha vissuto una guerra è tutto dire).
Ricordo di aver rimandato troppo a lungo la richiesta dell'epidurale, perchè pensavo di farcela da sola.
Ricordo il sollievo della puntura, e il sorriso dell'anestesista, per me altrettanto sollevante.
Ricordo la paura quando il monitor che segnava il battito di H. ha segnalato un calo, e l'aumento del mio livello di attenzione quando è tutto tornato nella normalità.
Ricordo il secondo crollo del battito, questa volta più consistente. C. che, allarmato, richiama l'ostetrica.
Ricordo la concitazione e la confusione: la sala parto subito affollata, l'anestesista che ritorna a controllare che fossi pronta (ma non sorride più), il chirurgo, l'ostetrica, un'infermiera.
Ricordo che mia madre è fu fatta uscire e C. fu vestito con camice sterili, cuffietta e mascherina. Ricordo di aver pensato (a posteriori) che peccato non aver potuto fargli una foto in quella tenuta.
Ricordo di esser stata trasportata in sala operatoria più o meno in un nanosecondo.
Ricordo C. che mi tiene la mano, mentre, oltre il telo che avevano messo per occultare la vista dell'operazione, tagliavano.
Ricordo di non aver provato dolore, solo una buffa, lievissima sensazione al basso ventre.
Ricordo le mani dell'infermiera che reggono quel fagottino scuro urlante e la sua voce che mi dice: "Don't worry, she's fine".

6 comments:

  1. il tuo post è emozionante.... come sempre sempre il miracolo della vita è....

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  2. Bellissimo! E commovente. Davvero son momenti indelebili. Io ricordo la fifa blu che mi prese con l'approssimarsi dell'ora fissata per il cesareo: paura del cambiamento, dell'intervento, della separazione dalla mia amatissima panciona, la sensazione di non essere affatto pronta. Pensai: mi nascondo nei bagni!

    Ma a quante settimane sei? Per quando è prevista la data?

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  3. Sul lato sinistro del blog c'è un ticker che scandisce le settimane di gravidanza. Mancano circa 2 mesi.

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  4. Davvero commovente. Così tanto che è scesa qualche lacrima...sarà la mia condizione...sarà che dopo tutto questo è nata H....
    Bacioni
    Ernesta

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  5. Rieccomi tornata alle sane abitudini extra vacanze tra le quali c'è la piacevole visita al tuo blog.
    Che dire si dice "Con la prima vai da incosciente, mentre con la seconda...sai a cosa vai incontro" ed è vero, ti farei vedere una foto che mio marito mi ha scattato vigliaccamente mentre ero seduta sulle scale dell'ospedale prima di entrare in sala monitoraggio e sapendo che non ne sarei uscita sola. La "strizza" è inevitabile.
    Poi però il parto me lo sono veramente "goduto"(anche se forse non è il termine più appropriato x un parto senza epidurale) perchè ero più consapevole delle mie capacità. Vedrai che sarà così anche per te! I miei migliori auguri a tutte e due!!

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  6. che esperienza la lampadina che scoppia proprio quel giorno...ma quanta energia sprigionavi ??? hehehehe cmq anche a me è successo un cesareo d'emergenza, ma ripensandoci nel tempo, ero troppo spaventata i giorni prima, io ero nata con cesareo, mi sentivo impreparata. Visualizza come vorresti fosse il tuo parto ora, e tienilo sempre nella mente ogni giorno, vedrai che andrà tutto così.

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