La rentrée

Chissà se ce l'avevo anch'io quell'eccitazione, quell'impazienza quasi incontenibile di riabbracciare i compagni, ritrovare le maestre, rivedere la classe (che, secondo la mia prospettiva di adulta, è troppo piccola e angusta, ma secondo quella di bambina è la tana, la seconda casa, comoda e accogliente).

Chissà se anch'io la sera prima preparavo con la stessa diligenza e minuziosità i quaderni, riempivo l'astuccio allineando penne e matite con perfezione millimetrica, se segnalavo con preoccupazione quello che mancava rimproverando la mamma perchè non si è accorta che le matite dell'anno scorso sono consumate.

Chissà se anch'io, la sera prima del rientro a scuola, sono andata a letto alle 20.45, per una volta senza protestare, e se al mattino sono entrata in camera dei genitori con passo felpato e attendendo che la mamma aprisse gli occhi (la mamma, sì, chè i papà - si sa - non aprono mai gli occhi per primi) le ho detto sottovoce ma con concitazione e gli occhi spalancati come fanali: "Sono già le sette!!"

Chissà se anch'io, mi sono precipitata fuori dalla camera per ritornarci poco dopo - ancora prima che la mamma riuscisse ad alzarsi dal letto e carburare - perfettamente lavata, vestita, seppur approssimativamente pettinata (la gestione dei capelli non è il nostro punto forte) e con già lo zaino in spalla.

Chissà se anch'io ho fatto colazione in un nanosecondo e poi ho aspettato con insofferenza che il resto della famiglia fosse pronto per poter uscire.

Chissà se anch'io ho abbracciato i compagni con lo stesso trasporto e sono salita in classe senza neanche salutare nè tantomeno degnare di uno sguardo i genitori.

La scuola elementare (o primaria, che dir si voglia) è speciale, ne sono convinta. E' in assoluto l'unico periodo in cui l'esclamazione "non vedo l'ora di andare a scuola" non viene considerata segno di squilibrio mentale.