Monday 28 January 2013

Winter blues

Malinconico. Se dovessi cercare un aggettivo per definire gennaio sarebbe questo. Lo so, mi si potrebbe dire "coraggio, sta per finire: manca poco", ma a dire il vero, non è che il mese che segue mi abbia mai trasmesso questa gran joie de vivre, visto che per un motivo a me ignoto la festa tipica di febbraio, cioè il carnevale, momento solitamente gioioso e spensierato, mi mette puntualmente un'inspiegabile tristezza. Penso che ciò sia dovuto essenzialmente al clima: vedere le "allegre mascherine" imbacuccate per il freddo e quasi totalmente nascoste dagli ombrelli aperti per ripararsi dalla pioggia (che in quei giorni arriva puntuale come una cambiale) mi ha sempre fatto sorgere la domanda (puramente accademica): "ma perchè non spostare il tutto a un mese un po' più benevolo climaticamente parlando? (ma lo so, il carnevale deve necessariamente stare prima della quaresima, come ultima botta di vita prima della contrizione e del rigore quaresimale). I vizi e i lazzi sono propri di Febbraio (qui a Roma iniziano già dopo le feste natalizie) e qui devono restare. Già, i lazzi, gli scherzi, ne vogliamo parlare? Mi chiedo: gli scherzi non dovrebbero essere divertenti? Non dovrebbero esprimere un certo sense of humour, irriverenti, sì, ma non pericolosi per chi ne è vittima? Cosa c'è di divertente nell'episodio che abbiamo vissuto giorni fa quando uscendo da un ristorante in cui eravamo stati a cena ci siamo visti lanciare addosso uova crude (che per la cronaca hanno beccato di striscio A. e le hanno inzaccherato il cappottino)?
Ma torniamo ai primi mesi dell'anno e a quello che me li rende malinconici (perchè io sono una che pensa, eh, si fa domande, eh, si interroga, eh, anche sui dilemmi più insignificanti e scontati). Ho stilato una lista, che non mi si venga a dire che non indago, non approfondisco, non sviscero. Eccome se sviscero, come sviscero io non sviscera nessuno.
Lista dei motivi per cui i primi due mesi dell'anno sono preda dei "Winter Blues":
° Gennaio vede ancora un  ultimo strascico di feste natalizie, per la precisione quello strascico di feste natalizie in cui il mood oh-quanto-è-bello-il-Natale ha ceduto il posto oh-ma-che-palle-il-Natale (pardon my French!). Chi come me considera una forma di tortura anche solo il dover rimettere a posto le decorazioni natalizie, sa di cosa parlo.
° I propositi per il nuovo anno. Ormai li fanno in pochi. Io personalmente ho smesso da un pezzo, perchè non c'è cosa che metta più tristezza della consapevolezza di non essere in grado di mettere in pratica neanche un progetto per l'anno appena iniziato. Perchè siamo incoerenti, poco pragmatici, inconcludenti, mediocri, che a volte, è vero, ci si mette di mezzo l'imprevisto, ma il più delle volte l'imprevisto siamo noi.
° I bilanci. Gennaio, tempo di bilanci: si ripensa all'anno appena trascorso e si lista mentalmente ciò che di buono (o di cattivo) si è fatto per migliorare la propria vita. E a volte, come nel mio caso, si caccia un urlo disperato e sofferente.
° Il freddo. Ma più che il freddo la pioggia, i cieli plumbei che non promettono niente di buono, i giorni della merla, il fatto di dover limitare le uscite all'essenziale perchè non vedi che tempo che fa? Quelle tristesse!
° Il francese. Mi si dirà, ma che c'entra il francese. E' che per me il francese è la lingua malinconica per eccellenza, una lingua che in passato ho tollerato a stento e che mi son dovuta far piacere per forza di cose, visto che è l'unica con cui posso comunicare con mia suocera, che guarda caso è qui da due settimane e rimarrà qui fino a fine febbraio. E io che ho sempre sperato che fosse l'inglese (lingua ben più dinamica e fresca) a far parte del nostro lessico familiare, mi ritrovo invece a parlare (con grande fatica) e a sentir parlare il francese, la lingua dello struggimento e dello spleen.
° E' statisticamente provato che gennaio e febbraio sono i mesi in cui la gente muore più frequentemente.
° "L'imprevedibile viaggio di Harold Fry". Recentemente ho letto questo libro e l'ho trovato bello, commovente, emozionante, interessante, ma anche terribilmente malinconico. Mi ha fatto pensare molto e mi ha scatenato tenti e tali ricordi personali da crearmi una tempesta emozionale fortissima. Forse sarebbe stato meglio leggerlo in un altro periodo dell'anno.
° Le pagelle incombono. E le maestre caricano gli alunni di compiti prima delle indispensabili verifiche. Non che temiamo i risultati delle schede: la nostra è una scolara seria e diligente, ma ha spesso bisogno di spinte e ha una tale avversione per le tabelline da riportarmi pericolosamente alla mente, col suo bel carico da novanta di angoscia, quella che avevo io per la stessa materia alla sua età. Confesso che ogni volta che leggo sul diario "ripassare le tabelline" mi viene automaticamente l'istinto di battere ripetutamente la testa al muro.

C'è un'antidoto alla malinconia? Se c'è io non l'ho ancora trovato, ma di palliativi ne esistono a bizzeffe. Io ne faccio un uso smisurato quanto mai inefficace. Ma sempre meglio tentare.

1 comment:

  1. Bel post. Malinconico ma bello. Non mi trovi d'accordo soltanto su una cosa, il francese: je l'adore!!! ;)

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