19 giugno 2014
La giornata è piovosa, di quella pioggerellina sottile e intermittente che non dà grande fastidio, ma scegliamo ugualmente di rimanere al chiuso e decidiamo di tornare a "museomuseo" (aka Museum of Natural History) per completare la visita iniziata qualche giorno prima.
La giornata è piovosa, di quella pioggerellina sottile e intermittente che non dà grande fastidio, ma scegliamo ugualmente di rimanere al chiuso e decidiamo di tornare a "museomuseo" (aka Museum of Natural History) per completare la visita iniziata qualche giorno prima.
E' un museo interessante, molto didascalico, indi molto adatto ai bambini. Vi sono grandi tableaux con scene di vari ambienti, realizzati con grande accuratezza. Assistiamo anche a una delle proiezioni del Planetarium: Dark Energy, durante la quale ci sottoponiamo a una specie di bombardamento stellare.
Usciti dal museo assumiamo la nostra razione quotidiana di junk food prendendo un cheesburger da Shake Shack (non sono un'amante di questo genere di cibo, ma devo ammettere che la qualità dei loro panini è nettamente superiore rispetto a quella delle catene diffuse in Italia).
Consumiamo il nostro pranzo su una panchina, vista la solita penuria di posti e le lunghe file di gente in attesa dentro al locale.
Usciti dal museo assumiamo la nostra razione quotidiana di junk food prendendo un cheesburger da Shake Shack (non sono un'amante di questo genere di cibo, ma devo ammettere che la qualità dei loro panini è nettamente superiore rispetto a quella delle catene diffuse in Italia).
Consumiamo il nostro pranzo su una panchina, vista la solita penuria di posti e le lunghe file di gente in attesa dentro al locale.
Attraversiamo un grande parco, affollato da gente di ogni tipo, con una prevalenza di madri latinoamericane (con vasta prole al seguito), giovani di colore che parlano uno slang totalmente incomprensibile, ragazzini (un paio, incomprensibilmente, con una tunica da "giorno del diploma") che si fanno i gavettoni, anziani in cerca di refrigerio. La varietà multietnica è altissima. Il parco, trascurato ma frequentatissimo (perchè evidentemente si tratta dell'unico punto di ritrovo del quartiere), mi ricorda alcuni tipici "giardinetti" italiani.
Kingsbridge Armory |
Torniamo a Manhattan per un ultimo giro.
Passiamo davanti al Madison Square Garden e ci dedichiamo al window shopping dei negozi della 6th e 5th arrivando infine a Times Square dove inganniamo il tempo osservando le orde di turisti, i figuranti (degni di nota sono quelli travestiti da personaggi Disney, che non si capisce come facciano a resistere sotto quei costumi col caldo che c'è, e le tre ragazze - al contrario molto svestite - in perizoma ma coperte di body paint in stile "mundial" nei colori delle squadre di America e Brasile) e assistiamo a uno spettacolo di saltimbanchi e acrobati di strada. Trovo che a New York sia difficile annoiarsi, ma se si ha tempo e non si sa come ingannarlo basta andare a Time Square per assistere alle decine curiosità e stranezze che pullulano in quella piazza e mettersi ad ascoltare conversazioni in tutte le lingue del mondo.
Il musical mi è piaciuto molto, peccato per quella che evidentemente è la "maledizione dello show" che mi perseguita : ogni volta che mi reco a vedere uno spettacolo di qualsiasi genere, trovo puntualmente qualcuno che mi impedisce la visione tranquilla. In questo caso si trattava dell'uomo con il cranio più grande del mondo seduto esattamente davanti a me!
Prima di tornare in hotel, riattraversiamo per l'ultima volta Times Square.
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